Roberto Beccantini, "La Stampa" 24/3/2004, pagina 4., 24 marzo 2004
Presidenti cicale. [...] «Se oggi si tende all’azionariato diffuso, una volta si ricorreva a una forma meno snob ma altrettanto salvifica: la colletta
Presidenti cicale. [...] «Se oggi si tende all’azionariato diffuso, una volta si ricorreva a una forma meno snob ma altrettanto salvifica: la colletta. Succede alla Roma della stagione 1964-65. Le casse sono vuote, il conte Francesco Marini-Dettina, disperato, bussa a tutte le porte, ma in giro non ci sono né russi né lettoni. I debiti toccano i due miliardi, addio sogni, addio stipendi (che combinazione). Alla vigilia della trasferta di Vicenza, Juan Carlos Lorenzo, tecnico scafato e superstizioso come pochi, sospende l’allenamento al campo delle Tre Fontane, si avvicina alla rete di recinzione e confessa ai tifosi: «Non abbiamo nemmeno i soldi per pagare l’autista del pullman». in quel preciso istante che, dal capannello affranto, si leva una voce: facciamo una colletta. Un giornalista s’incarica della regia, la raccolta dei fondi comincia al teatro Sistina, con Giacomo Losi e Fabio Cudicini sul palco. Compare un secchio, simbolo della carestia atroce e della divina misericordia: gli irriducibili se lo passano di mano in mano. Incasso globale, del Sistina e degli altri muretti del pianto: nemmeno un milione e mezzo, qualche braccialetto, un fagotto di fedi nuziali. Franco Evangelisti, successore di Marini-Dettina, devolverà il mesto bottino in beneficenza. Stiamo parlando di 39 anni fa o di oggi?»