24 marzo 2004
Tags : Abdel Azizi. Rantisi
Rantisi AbdelAzizi
• Nato a Yabna (Israele) il 23 ottobre 1947, morto a Gaza (Israele) il 17 aprile 2004. Assassinato (a missili) dagli Israeliani. Politico. O terrorista, a seconda dei punti di vista. Successore di Ahmed Yassin al vertice di Hamas. Pediatra noto per il suo oltranzismo, dopo aver trascorso sette anni in un carcere israeliano, nel 1992 fu espulso in Libano dal premier Rabin in quanto ritenuto un incorreggibile istigatore alla violenza. Rientrato a Gaza l’anno successivo, fu brevemente detenuto anche dall’Anp. Nell’estate 2003 uscì miracolosamente illeso da un attacco di elicotteri israeliani contro la sua auto. (’Corriere della Sera” 24/3/2004). "L’uccisione di Yassin non aveva spaventato Abdel Aziz Rantisi. Lo aveva costretto solo a cambiare qualche abitudine. Usava di meno l’auto nel tentativo di sottrarsi alla caccia degli Apaches, gli elicotteri israeliani che vedono e colpiscono anche al buio. Se riceveva i giornalisti rimaneva lontano dalle finestre per non offrirsi come bersaglio al cecchino. Non è servito a nulla. Come non era servito a Yassin e a tutti gli altri dirigenti di Hamas finiti nel mirino israeliano. Tutti spazzati via. [...] Cresciuto negli ambienti della Fratellanza musulmana, ha fondato nell’ 88 insieme a Yassin il gruppo Hamas. In questi anni si è conquistato una fama da duro, rilasciando interviste di fuoco, spingendo affinché il partito si attestasse su posizioni radicali. E mentre il suo leader spirituale non escludeva una tregua con il nemico, il medico- guerriero faceva trapelare il suo dissenso. Quando è stato nominato alla testa di Hamas ha subito messo in chiaro: ”Bush è un nemico di Dio e dell’Islam”. Toni usati per assecondare i suoi progetti e compiacere una piazza disperata, in cerca tanto di giustizia che di vendetta. Poi, man mano che crescevano le responsabilità, Rantisi ha assunto una linea pragmatica intavolando la trattativa con l’Autorità palestinese. Guidare Hamas è un compito difficile. Un movimento, con una grande base sociale, attraversato da forti tensioni e sensibile alla realtà tumultuosa di Gaza. Come ha dimostrato la doppia investitura dopo l’omicidio di Yassin: Rantisi responsabile per i territori e Khaled Mashal, dirigente della diaspora. Una divisioni di poltrone che per alcuni osservatori è stata il risultato naturale delle divisioni tra chi vive all’estero, al riparo dalle pressioni quotidiane israeliane, e chi invece è rinchiuso a Gaza o in Cisgiordania. Per altri l’esito di un patto sottobanco tra i due per assumere il controllo dell’organizzazione" (Guido Olimpio, ”Corriere della Sera” 18/4/2004). "Nato a Yubna, vicino a Giaffa, viveva a Gaza dall’età di un anno. Trentasei ore dopo la morte dello sceicco si era dichiarato capo di Hamas, ed era stato il primo a giurare una vendetta mai vista. Aveva in questi giorni due principali attività: cercare di mettere a segno un grosso attentato dopo l’uccisione di Yassin; trattare con Al Fatah in modo da ottenere più vantaggi possibili per Hamas dopo che gli israeliani, secondo il programma di Sharon, se ne saranno andati. L’uomo, di professione pediatra, non era un religioso come il suo predecessore a Gaza, ma un politico e un terrorista con le sue radici nella Fratellanza Musulmana in Egitto, dove aveva trascorso la sua vita da studente. La sua fama era stata guadagnata sul campo, per la durezza delle sue posizioni, per la chiarezza delle sue dichiarazioni a favore del terrorismo, e anche per essere scampato quasi miracolosamente a un precedente tentativo di elininazione. Allora, il 10 giugno del 2003, dal letto d’ospedale, ferito, aveva diochiarato: ”In nome di Dio, non lasceremo un solo ebreo in Palestina, combatteremo con tutta la nostra forza: questa è la nostra terra e non è degli ebrei”. Subito dopo l’uccisione di Yassin aveva giurato (non per la prima volta) di uccidere Sharon; di lui diceva: ”Un terrorista, un nazista. Con l’aiuto di Dio Hamas colpirà tutta Israele e ucciderà sia Sharon sia il suo amico Peres”. Si era guadagnato una fama particolare per avere stilato nell’87 la Carta di Hamas che stabiliva la sparizione d’Israele; benchè più volte l’organizzazione avesse parlato di eventuali elezioni dopo la morte di Yassin, Rantisi si era rapidamente autonominato capo, ma qui aveva trovato un deciso intralcio nell’opposizione di Khaled Mashal, il capo di Hamas con sede a Damasco. Mashal, che tiene i cordoni di molte borse fra cui i finanziamenti internazionali, aveva costretto Rantisi a precisare la sua posizione: responsabile solo per Gaza, sotto la giurisdizione internazionale di Mashal. Il cugino di Rantisi, Ribhi, aveva dichiarato: ”Adesso che è un capo diventerà più moderato”. Ma questo non è successo: Rantisi era non solo antisraeliano, ma aveva giurato la morte a tutti gli ebrei; ogni giorno dopo l’eliminazione di Yassin ci sono stati grosso modo una sessantina di avvertimenti dell’intelligence al giorno, un grande uso delle donne come terroriste, una era stata fermata due giorni fa con 25 chili di tritolo; aveva consentito l’uso dei bambini, fra cui quello ormai famoso che tutte le televisioni del mondo hanno filmato al check-point di Gaza due settimane fa. Di fronte alla prospettiva della morte aveva risposto in inglese alle telecamere: ”Morirò comunque, di cancro o a causa di un elicottero Apache. Preferisco un Apache”" (’La Stampa” 18/4/2004).