Varie, 22 marzo 2004
VEZZOLI
VEZZOLI Francesco Brescia 1 settembre 1971. Artista • «Artista eclettico, videomaker, appassionato ricamatore e collezionista di star [...] Aveva già destabilizzato il pubblico alla Biennale di Venezia del 2001 con un’altera Veruschka con il tombolo in una installazione live circondata da altri ricami tutti fatti a mano da Vezzoli. Ha sempre destabilizzato critici e pubblico per il collage di riferimenti alti bassi, per i bruschi passaggi fra glamour e kitsch, per quella capacità che molti gli invidiano di convincere star d’altri tempi, da Helmut Berger a Valentina Cortese, a partecipare ai suoi video e quelle citazioni che molti contestano di mostri sacri del nostro cinema, da Visconti a Rossellini. Destabilizza questo uso disinvolto e predatorio della storia recente a cui lui si rifiuta di attribuire un’eccessiva interpretazione teorica: ”Sono icone del mio immaginario, appartengono al mio inconscio e forse non solo al mio, ma non pretendo con questo di rileggere la storia del Novecento. Non sono un teorico, sono un artista, lavoro con dei materiali, produco delle immagini”» (Alessandra Mammì, ”L’espresso” 11/3/2004). «’Il ricamo? Ho cominciato negli anni Novanta quando studiavo a Londra, alla Saint Martin´s School of Art. Dalle cabine telefoniche prendevo i biglietti da visita delle prostitute, li riproducevo sulla tela e ricamavo a piccolo punto. Era un gesto concettuale, un´esplorazione del linguaggio”. Il ricamo è una delle tecniche adottate da Francesco Vezzoli, giovane [...] ma già celebre artista [...] E´ una contaminazione di tecniche moderne, il cinema, e antiche, il ricamo, che Vezzoli esegue sempre in prima persona. L´artista spiega che tutto è nato quando ha visto una scena di Gruppo di famiglia in un interno, dove Silvana Mangano per arredare un appartamento appende uno pseudo quadro astratto realizzato dagli scenografi di Visconti: ”Sul quadro, oggetto misterioso e risibile, si è concentrata la mia ossessione e l´ho realizzato a piccolo punto”. L´idea del ricamo è dunque legata al cinema... ”Certo. Ma il primo passo è l´idea sarcastica di appropriarsi di un linguaggio molto domestico e femminile. Da questo è iniziato il mio studio delle identità ricamanti e il viaggio nel cinema”. Il cinema sembra quasi un´ossessione. Perché? ”La mia è una ricerca nei linguaggi della mia infanzia e adolescenza. Ho dei precisi ricordi di quando ero bambino e vedevo la Magnifica ossessione, o Visconti, e cose più prosaiche tipo Mille luci, con Mina e la Carrà. Sono il mio repertorio visivo iniziale”. Al di là del cinema c´è una continuità con artisti come Alighiero Boetti o altri del passato? ”Boetti è uno dei miei artisti preferiti ma per una mia personale forma di rispetto non collego mai il mio lavoro al suo. Del passato cito Hogarth e El Greco. Tra loro c´è un misterioso legame. Non mi interessano gli artisti che hanno fatto uso del ricamo. Il mio progetto non è legato strettamente a questa tecnica, che è per me un contrappunto ai miei interventi filmici o fotografici”. Per un artista della sua generazione è dunque il video il mezzo espressivo? ”Non credo nell´esistenza della video arte o dei pittori... Ogni artista serio ha un progetto articolato e rigoroso e questo progetto si esprime con varie forme e linguaggi. Personalmente cerco di rispecchiare la realtà che mi circonda”. Come si è ispirato Pasolini? ”Pasolini per me è un punto di riferimento. Vedo in lui e in Cocteau due artisti che dalla letteratura sono passati al mezzo cinematografico utilizzandolo con un grandissimo senso di libertà. Ispirandomi a Comizi d´amore ho realizzato un reality show. Il pubblico era convinto davvero di partecipare a una trasmissione televisiva e ha rivelato i propri punti di vista sulla sessualità. Si sono scatenati istinti esibizionistici. Si è ricreato lo stesso clima del film di Pasolini”» (Paolo Vagheggi, ”la Repubblica” 22/3/2004).