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 2004  marzo 22 Lunedì calendario

Muntefering Franz

• Neheim-Hüsten (Germania) 16 gennaio 1940. Politico. Socialdemocratico. Segretario della Spd. Poi ministro del Lavoro e vicecancelliere nella Grosse Koalition di Angela Merkel (2005) • «Originario di una famiglia piccolo borghese della Saarland, è un profondo conoscitore del partito. Lo chiamano “il Generale”, ma lui si è sempre definito “un soldato semplice”. Poco incline alle frequentazioni, al glamour, alle tendenze, è uno conosce gli iscritti per nome» (Francesca Sforza, “La Stampa” 22/3/2004) • «[...] ex capogruppo socialdemocratico al Bundestag e presidente del partito [...] è popolare tra gli elettori. Detto “il generale” per la sua determinazione, fedelissimo di Schroeder, preparò il terreno per la sua vittoria nel ’98. [...]» (Paola Coppola, “la Repubblica” 14/10/2005) • «[...] “Cancelliere io? Questo non posso farlo”, aveva risposto Franz Müntefering nel marzo 2004, fresco d’elezione con il 95% dei voti a presidente socialdemocratico, a chi gli aveva chiesto se il prossimo passo non fosse la successione a Schröder. Da militante a segretario generale, da stratega di trionfali campagne elettorali a ministro, fino al posto che fu anche di Willy Brandt, qualunque cosa abbia fatto nella Spd o nel governo, Müntefering si è sempre considerato in primo luogo un soldato del partito, abnegazione e lealtà assoluta al leader di turno, fosse Lafontaine, Scharping o Schröder. [...] vice-cancelliere nella Grosse Koalition con Angela Merkel, Müntefering sa che il suo ruolo sarà quello del traghettatore, l’uomo che deve accompagnare il cambio generazionale della socialdemocrazia tedesca, combinare tradizione e modernità, difenderne il profilo. Non poteva che toccare a lui, a Münte, come lo chiamano affettuosamente compagni ed amici, concordi nel dire che “è sempre stato la guida dei cuori, l’anima della Spd”. Non poteva andare diversamente per il figlio di un operaio metalmeccanico del Nord Reno-Vestfalia, che a 14 anni, preso un diploma commerciale alla Volksschule, aveva lasciato gli studi per mettersi a lavorare. Quella di Franz Müntefering è la perfetta biografia socialdemocratica. Tutta dentro e per il partito. Movimentata solo dall’outing di una delle sue due figlie, felicemente gay e convivente. Nulla a che vedere con Gerhard Schröder, il gran talento venuto dal nulla, giunto fino alla laurea in legge grazie solo alla propria volontà, prima di cominciare una carriera politica con la Spd, della quale si è servito senza mai veramente piegarsi alle sue leggi interne. “La politica dev’essere organizzata”, recita una delle frasi brevi, che sono la sua cifra. Precetto sempre onorato da Münte, uomo dei casi difficili e delle situazioni disperate. Come nel 1995, dopo la caduta di Rudolf Scharping, quando prese in mano l’organizzazione di un partito lacerato e sfinito dopo 14 anni all’opposizione. Fu lui l’arma segreta della riscossa, il regista che gestì da manuale la campagna vittoriosa del 1998, trasformando in vantaggio la rivalità tra Lafontaine e Schröder. Venne ricompensato con il ministero dei Trasporti e dei Lavori pubblici, ma il suo vero posto rimaneva nel partito. E quando, nel settembre 1999, il primo governo rosso-verde sembrò vicino al crollo, travolto da una serie di disastri elettorali nei Länder, per Münte venne letteralmente inventata la carica di segretario generale. Negli anni seguenti ha tenuto insieme la Spd, insofferente alle ambizioni riformiste del cancelliere. “Schröder e io siamo come Netzer e Overath”, ama dire in una delle sue tante metafore calcistiche, riferendosi ai due campioni tedeschi degli anni Settanta, il primo tutto furore e spettacolo, l’altro tecnico e ragionatore come lui. Ha fatto da parziale diga all’emorragia dei militanti, sfruttando la sua popolarità nella base, che vede in lui il guardiano intransigente dei valori socialdemocratici. In verità, non è esattamente così. Perché Müntefering, con la sua strana pettinatura cotonata e un po’ demodé, ha saputo anche cogliere il bisogno della modernità. Ed è soprattutto lui che il cancelliere uscente deve ringraziare, se alla fine i deputati socialdemocratici hanno votato per l’Agenda 2010, i tagli allo Stato sociale che hanno cambiato per sempre il modello renano. Münte è stato la polizza d’assicurazione, che il partito ha preteso per seguire Schröder, il quale gli ha anche ceduto la presidenza della Spd: “Der Franz kann es besser”, Franz può farlo meglio, fu il suo viatico. Pronostico indovinato. Prova ne sia la polemica delle cavallette, l’attacco lanciato [...] da Müntefering ai “capitalisti locusta” che vengono in Germania, comprano a prezzi di svendita le aziende in crisi, le divorano e poi volano via. Il popolo socialdemocratico entusiasta si è stretto intorno a Münte. Che però ha ammonito: “La retorica non basta, la Spd vuole continuare a governare”. E solo lui è riuscito a evitare che la scommessa delle elezioni anticipate, fatta da Schröder dopo la sconfitta di maggio nel Nord Reno-Vestfalia, venisse accolta nel partito da una ribellione. [...] raccolta l’eredità di Schröder, Franz Müntefering è pronto per l’atto decisivo. Ha messo insieme una squadra di ministri che i tedeschi giudicano sulla carta migliore di quella cristiano-democratica. Dice: “Il mio compito è garantire la priorità dei temi sociali nella grande coalizione”. [...]» (Paolo Valentino, “Corriere della Sera” 19/10/2005).