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 2004  marzo 21 Domenica calendario

"Ero un ragazzetto come tanti, di quelli che rincorrono una palla come si rincorre un sogno impossibile: dai l’anima, generosamente, pur sapendo che la tua strada sarà un’altra

"Ero un ragazzetto come tanti, di quelli che rincorrono una palla come si rincorre un sogno impossibile: dai l’anima, generosamente, pur sapendo che la tua strada sarà un’altra. A un certo momento mi si para davanti un attaccante che ai tempi (erano i primi anni Sessanta) mi sembrava grande come un armadio, potente come un guerriero vichingo (aveva i capelli lunghi, ben prima della moda), veloce come cavallo. un attimo, devi fare solo quello che l’istinto ti suggerisce. E l’istinto, malauguratamente, mi suggerì di entrare duro: o palla o gamba. Gamba, naturalmente. L’armadio mi piomba addosso e mi sotterra. Chiudo gli occhi per la paura: adesso l’armadio reagirà, si farà giustizia da solo, mi suonerà come un tamburo. La paura fu tanta se ancora oggi ricordo benissimo la scena. E invece l’armadio si alza, mi tende la mano e mi dice: ”Era l’unico modo per fermarmi”. L’armadio si chiamava Vittorio Panucci, era l’attaccante più promettente allora in circolazione (un mito per tutti noi più giovani di lui), lavorava da un vetraio (Vetreria Biancardi, se non ricordo male) e di lì a poco sarebbe diventato il centravanti del Savona, allora in serie C" (il padre di Christian Panucci nel ricordo di Aldo Grasso). Aldo Grasso, ”La Gazzetta dello Sport” 21/3/2004;