Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2004  marzo 18 Giovedì calendario

L’Alta Corte di Londra ha stabilito che Andre Agassi deve pagare 50.000 euro di tasse per gli introiti derivanti dalle sponsorizzazioni Nike ed Head su territorio britannico (da Wimbledon ’98)

L’Alta Corte di Londra ha stabilito che Andre Agassi deve pagare 50.000 euro di tasse per gli introiti derivanti dalle sponsorizzazioni Nike ed Head su territorio britannico (da Wimbledon ’98). L’idea dei giudici è questa: la Nike sponsorizza Agassi, una parte del ritorno pubblicitario ”viene” prodotta sul suolo inglese, dunque non ce ne frega di che nazionalità è l’azienda o dove ha la residenza il giocatore, ci devono pagare. Il magistrato Gavin Lightman: "I non residenti, come Agassi, sono soggetti alle tasse se i loro emolumenti sono sborsati da un’impresa inglese o da una compagnia straniera che però abbia la sua residenza fiscale nel Regno Unito. La questione è: chi viene retribuito da aziende straniere senza connessioni fiscali con questo paese dev’essere esente da tasse? Secondo il mio giudizio sarebbe troppo facile eludere i propri doveri con quest’espediente altrimenti le tasse diventerebbero volontarie. L’intento della legge resta l’obbligo al pagamento della persona fisica". La sentenza ha seminato il panico tra gli addetti ai lavori: cosa succederebbe se tutte le nazioni che ospitano tornei chiedessero soldi agli atleti? E la sentenza farà giurisprudenza e potrà allargarsi ad altri sport, più piccoli, come basket e pallavolo europei, e più grandi, come il calcio? Vito Gibin (Sergio Tacchini): "Questa notizia è una bomba"; Edoardo Artaldi (Lotto): "Cambieranno i contratti e anche i comportamenti degli atleti"; Marco Del Checcolo (Adidas Italia): "Se passa questa cosa qualsiasi sport e squadra saranno in difficoltà".