(Irene Vallone, ཿLibero 17/3/2004), 17 marzo 2004
Lucia, figlia dello scrittore James Joyce, trascurata dalla madre che le preferiva il fratello maggiore George
Lucia, figlia dello scrittore James Joyce, trascurata dalla madre che le preferiva il fratello maggiore George. Giovane promettente danzatrice, ogni volta che si esibisce raccoglie critiche entusiaste (il ”Paris Time”: "Un giorno James Joyce sarà conosciuto perché padre di sua figlia"). Quando non danza inventa costumi, studia i colori, dipinge le locandine e corregge gli appunti dello scrittore. Lui, nascosto nel pubblico in sala, assiste orgoglioso a tutti gli spettacoli ("Mia figlia ha una mente lucida e irraggiungibile come un fulmine del cielo. E’ una creatura di pura luce, selvaggia e meravigliosa", scrive a un amico), traendone ispirazione per i personaggi dei suoi libri. Samuel Beckett, allora giovane segretario del padre, la fa innamorar di sé per entrare nelle grazie dello scrittore, e poi la lascia per fuggire tra le braccia della miliardaria americana Peggy Guggenheim. Quando Lucia si ammala di schizofrenia, la vena creativa dell’ormai vecchio scrittore si esaurisce: "Il mio genio è stato tramandato a lei sola. A volte penso che se riuscissi a uscire da questa notte fonda anche lei guarirebbe".