Gabriele Nava, Macchina del Tempo, marzo 2004 (n.3), 13 marzo 2004
Nel 1993, quando fu lanciato dalla Apple il Newton, era talmente grande e pesante che veniva confidenzialmente chiamato brick, il mattone
Nel 1993, quando fu lanciato dalla Apple il Newton, era talmente grande e pesante che veniva confidenzialmente chiamato brick, il mattone. è passato un decennio ma sembrano secoli. Oggi il palmare (o Palm top, o Pda, cioè Personal digital assistant) sta diventando sempre più un minicomputer. Grazie alla miniaturizzazione di processori sempre più veloci (si viaggia ormai, con i processori Intel Xscale, a 400 MHz) e a Ram sempre più capienti, il palmare pesa poco più di 100 grammi, può interfacciarsi con pc, notebook o telefono cellulare, naviga in Internet e scarica la posta, diventa radio e tv, e si trasforma anche in lettore Mp3 e in fotocamera digitale. «Il palmare» precisa Francesca Visconti, Product Manager VAIO & Clié di Sony Italia, «è un mezzo per vivere e organizzare il lavoro e il tempo libero con facilità. Si tratta, di fatto, di uno strumento di lavoro, ma al tempo stesso di entertainment». E mentre lo schermo diventa sensibile al tatto, rendendo quasi superflua la stylus pen, in un futuro ormai prossimo, secondo le ultime tendenze appena uscite da Comdex 2003, la più importante fiera dell’Information Technology svoltasi in novembre a Las Vegas, il Pda si collegherà a un server remoto dove risiederanno tutti i nostri dati, liberandoci dagli ingombranti computer da tavolo ma anche dai notebook, mentre un proiettore incorporato ci fornirà uno schermo panoramico su qualsiasi superficie bianca. Quando gli organizer di fine anni Ottanta, che avevano il difetto di non comunicare con l’esterno, si trasformarono d’incanto in palmari che si connettevano al nostro computer di casa o dell’ufficio, consentendoci di gestire sincronicamente i nostri impegni, il sistema operativo PalmOS si affermò per le caratteristiche spartane ma efficaci di un prodotto che faceva dell’ergonomicità e dell’essenzialità le sue doti migliori. La risposta della Microsoft, alla metà degli anni Novanta, fu un nuovo sistema operativo, Windows CE, poi evolutosi in Pocket Pc, che mostrò subito i muscoli con un processore più potente e con una Ram (16 Mb e superiori) in grado di gestire la complessa grafica di casa e in più la possibilità di visualizzare i documenti direttamente in Office. Da allora i sistemi operativi hanno diviso definitivamente i costruttori: PalmOne, Sony, Handspring adottano il PalmOS; Hp Compaq, Casio, Toshiba il Pocket Pc. E i modelli diventano di serie con nomi riconoscibili come Zire, Tungsten, Clié, Visor, Cassiopeia, Ipaq. Oggi un palmare può costare da 100 euro, per i modelli con funzionalità essenziali e Ram di 2 Mb (sufficiente a gestire l’agenda), fino ai 900 euro dei modelli più evoluti con schermo ad alta risoluzione e funzioni multimediali che permettono di scattare foto (640x480 pixel), gestire archivi con video e Mp3 e, grazie al sistema operativo Symbian, contenere una ricca serie di giochi molto più definiti di quelli in voga sui cellulari che supportano il linguaggio Java. Anche la possibilità di espansione non è più una chimera: la presenza degli slot consente di aumentare la memoria (le schede Compact Flash garantiscono fino a 200 Mb), mentre le porte Usb, seriale o a infrarossi (IrDa) ne ampliano le funzioni consentendo di dialogare con cellulari e notebook. Infine il modulo Bluetooth, oltre a gestire in modo semplice e sicuro l’allineamento a un cellulare per la connessione senza fili a Internet (ricordando che la velocità di connessione dipende dal telefonino), permette anche di collegarsi via radio ad altri palmari o notebook posizionati in un raggio di 10 m. Il futuro immediato sembra però essere quello dei palmari che sono a tutti gli effetti anche telefoni Gsm a due o tre bande e Gprs: l’alto costo è compensato dal fatto di poter girare con un solo apparecchio che è al contempo telefono e Pda. Praticamente un ufficio in tasca! Gabriele Nava