Varie, 12 marzo 2004
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LIVOLSI Ubaldo Milano 27 ottobre 1945. Banchiere • «Un nome che ai più non dice molto, ma che per il premier conta assai
LIVOLSI Ubaldo Milano 27 ottobre 1945. Banchiere • «Un nome che ai più non dice molto, ma che per il premier conta assai. [...] amministratore delegato della Fininvest per gran parte degli anni Novanta, quelli della discesa in campo di Berlusconi e della quotazione in Borsa della Mediaset, Livolsi è il banchiere d’affari del momento. La sua società, la Livolsi & Partners, spunta sempre più spesso quando c’è un’azienda da salvare: dalla Cirio alla Compagnia italiana del turismo (Cit), dal cotonificio veneziano Olcese alla Finpart, la holding milanese proprietaria di marchi come Cerruti e Moncler. Non tutte le ciambelle, a dir la verità, gli riescono con il buco. Il caso Cirio è l’esempio più macroscopico. Livolsi accetta l’incarico di occuparsi della ristrutturazione dei debiti di Sergio Cragnotti all’inizio del 2003. I conti, tuttavia, inziano presto a non tornare. Il piano finanziario, infatti, deve essere approvato dai creditori del gruppo. Un conto è se questi sono pochi investitori internazionali, che hanno interesse a sedersi intorno a un tavolo per discutere. Un altro se le obbligazioni del gruppo, gli ormai famigerati Cirio Bond, sono state sparpagliate dalle banche fra migliaia di risparmiatori. Dopo sette mesi di lavoro il piano Livolsi viene bocciato e la Cirio si avvia al fallimento. Per lui poco male: una parte della sua parcella, legata al finanziamento provvisorio ottenuto nel marzo 2003 dalle banche, è stata pagata. [...] Nonostante questi incidenti di percorso, la fiducia che Berlusconi mostra nei confronti del suo ex manager resta intatta. Proprio a lui ha affidato [...] la stesura di un dossier sugli effetti che la crisi di fiducia nei confronti del sistema bancario sta provocando sulle imprese italiane. [...] Berlusconi mostra però di credere nelle qualità di Livolsi anche da investitore privato. Diverse società della galassia Fininvest (Trefinance, Mercurio Fincom e i fondi comuni della Mediolanum) hanno infatti investito in un fondo chiuso di diritto lussemburghese chiamato Convergenza. Livolsi l’ha fondato nel ’99, appena lasciate le deleghe operative nella Fininvest per scommettere su aziende dal futuro promettente. A dare sostegno all’iniziativa del sodale del premier, secondo l’ultimo prospetto depositato, sono accorse anche diverse banche come Bnl, Intesa, Monte dei Paschi e Unicredit. Fra gli investimenti più rilevanti effettuati da Convergenza figura proprio Hse, il canale di televendite. Il quale, nel gennaio 2004, è stato il primo a ricevere dal ministero delle Comunicazioni l’abilitazione per le trasmissioni digitali» (Luca Piana, ”L’espresso” 11/3/2004). «Se c’è un uomo a cui Silvio Berlusconi dovrà essere perennemente grato è Ubaldo Livolsi. stato lui, infatti, a metà degli anni ”90 a ”salvare” il Biscione. Oggi, con i forzieri Mediaset strapieni di profitti, può sembrare da archeologia della finanza ricordare come in quegli anni la Fininvest avesse debiti per 4.500 miliardi di lire pari al 43,7% del fatturato consolidato. Livolsi inventò il marchio Mediaset, coinvolse il sistema bancario e quotò la nuova società. Qualche anno dopo scelse di mettersi in proprio e di fondare una sua merchant bank che è, comunque, rimasta sempre nell’orbita berlusconiana. Tanto che, ancora oggi, Livolsi siede nel Cda della Fininvest e, si dice, curi gli interessi di Veronica Lario. [...]» (Dario Di Vico, ”Corriere della Sera” 8/8/2005). «Il bello di Ubaldo Livolsi è che non lo conosce nemmeno chi lo conosce. Ubaldo Livolsi non partecipa alle feste, non trascorre le vacanze in barca con Marcello Dell’Utri e Cesare Previti, non frequenta l’anfiteatro di Villa Certosa per applaudire i duets di Silvio Berlusconi e Michele Apicella e non ha la poltroncina riservata per le partite casalinghe del Milan. Rifugge le cene affollate e si piega di rado soltanto a quelle a ranghi ridotti, nelle quali parla poco e di lavoro. Nato a Milano [...] da padre palermitano, pare essere un seguace di quello strepitoso motto siciliano secondo cui una parola è poco e due son troppe. Traduzione: a tacere non si sbaglia. Specialmente al telefono [...] che nessuno sa che gusti abbia, quali passioni, come impieghi il tempo libero, se ascolti musica o sia collezionista, ma chiunque sa che non apre la bocca a vanvera, che con Berlusconi ha rapporti stretti e precisi [...] Livolsi non è uno qualsiasi. Completò il lavoro cominciato nel 1993 da Franco Tatò, la nascita di Mediaset e il collocamento in Borsa dell’azienda di Berlusconi, che così trovò il denaro per saldare i debiti e ripartire alla grande. Livolsi è stato poi a capo della Fininvest e ancora oggi è membro del Consiglio di amministrazione. Fa anche altro. La sua ”Livolsi&Partners” è una banca d’affari nata, come dice il sito Internet, per ”assistere imprenditori e società private e pubbliche a raggiungere obiettivi di sviluppo”. [...]» (Mattia Feltri, ”La Stampa” 9/8/2005).