Filippo Facci, "il Giornale" 11/3/2004, pagina 14., 11 marzo 2004
«Un’uniforme spuntò alle nostre spalle. Istantaneamente estrassi la pistola e le esplosi contro tutto il caricatore» «Non star a perder tempo in chiacchiere, occupati piuttosto del prossimo consigliere cretino della Dc da azzoppare» «Sono stato io a insistere con Cesare per scrivere un racconto a quattro mani che avesse come riferimento la nostra comune militanza
«Un’uniforme spuntò alle nostre spalle. Istantaneamente estrassi la pistola e le esplosi contro tutto il caricatore» «Non star a perder tempo in chiacchiere, occupati piuttosto del prossimo consigliere cretino della Dc da azzoppare» «Sono stato io a insistere con Cesare per scrivere un racconto a quattro mani che avesse come riferimento la nostra comune militanza. Se abbiamo fatto una banda armata, mi dicevo, potremmo pur fare un romanzo assieme» (da una nota introduttiva di Roberto Silvi) «A chiunque mi parlasse di militanza, indicavo la banca più vicina dicendo: i soldi sono lì, vai a prenderli se sei un uomo» ’Il Potere aveva giocato la carta dello scontro armato... Rividi la faccia della signora nera che non voleva cadere sotto i colpi della mia pistola, l’odio m’invase il petto. Non c’erano abbastanza pallottole per farli fuori tutti questi porci» «Le opere di Gramsci facevano parte delle bibbie comuniste che avrei dovuto leggere a tutti i costi all’epoca del liceo, quando mio fratello maggiore mi trascinava a tutte le manifestazioni del Pci. I suoi mattoni naturlamente non li avevo mai letti, però quando c’era da fare casino in sostegno del Vietnam o da spaccare la testa a qualche fascista meritevole, ero sempre stato fra i più combattivi» «Sdraiato su un prato del Parco Sempione, tracannavo una bottiglia di Biancosarti» (Cesare Battisti, "L’ultimo sparo, un delinquente comune nella guerriglia urbana", DeriveApprodi, 1998)