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 2004  marzo 10 Mercoledì calendario

Uggeri Mario

• Codogno (Milano) 17 febbraio 1924, Merate 9 marzo 2004. Illustratore. Della ”Domenica del Corriere” • «Non voleva considerarsi un artista, chiamava ”piturin” i suoi lavori. Ma sapeva disegnare come pochi ormai sanno fare, in uno stile epico-realistico, con un ”taglio” sempre originale, perfetto per quel giornale. Uno stile che fu sconfitto dalla tv e della fotografia. Gli chiesero come avrebbe illustrato l’attentato delle Torri Gemelle. ”Visto dall’interno – rispose – . l’unica cosa che non si è vista”. Ma aveva saputo disegnare l’attentato a John Kennedy come se l’avesse visto. E si era inventato una famosa Eva Braun, che guarda vogliosa Galeazzo Ciano, accanto a un Hitler livido di rabbia e gelosia. Una piccola vendetta, in una lunga battaglia. Perché più che della sua arte era orgoglioso del suo antifascismo, durato una vita. L’antifascismo che l’aveva portato a Dachau, a 20 anni, dove era sopravvissuto grazie anche al suo fisico eccezionale. Da Dachau era tornato a piedi, fino a Milano, con un polmone solo perché l’altro aveva ceduto alla tisi. Pesava poco più di 40 chili, lui che era alto più di un metro e 80. Il suo talento giovanile, corretto da un breve corso di disegno industriale, gli aprì la strada. Cominciò coi fumetti d’avventura, per l’editore Torelli e poi per Del Duca, soprattutto western, perché faceva bene i cavalli. Erano stati i suoi primi modelli dal vero, alla fiera di Codogno, dove era nato. Per disegnare un fumetto western fu chiamato da Giovanni Mosca al ”Corriere dei Piccoli” e da qui alla Domenica e poi ad altri periodici del ”Corriere” il passo fu breve. Ma più che storie a fumetti preferiva raccontare, con lo stesso realismo dei suoi disegni, il periodo di Dachau. Di come non aveva mollato. E di quella volta che aveva dipinto, su una tavola di legno, una bella ragazza, ”la mia fidanzata” diceva, con tanto di nome: Vittoria de’ Rossi. Un giorno un ufficiale nazista si era fermato a guardare la sua opera. ”Sei bravo come pittore”, gli aveva detto in italiano, facendogli intendere che aveva capito il gioco di parole. Ma non aveva detto nient’altro: perché anche i suoi nemici lo ammiravano» (Riccardo Renzi, ”Corriere della Sera” 10/3/2004).