Bice Mortara Garavelli, "la Repubblica" 3/3/2004, pagina 37., 3 marzo 2004
Nelle iscrizioni greche anteriori al V secolo a.C. la punteggiatura era costituita da alcuni segni detti «critici»: per esempio la piccola linea orizzontale (paragraphé) tracciata sul lato del testo che indicava l’inizio o la fine di un argomento
Nelle iscrizioni greche anteriori al V secolo a.C. la punteggiatura era costituita da alcuni segni detti «critici»: per esempio la piccola linea orizzontale (paragraphé) tracciata sul lato del testo che indicava l’inizio o la fine di un argomento. I primi segni d’interpunzione furono usati come accorgimenti per la lettura ad alta voce: i maggiori filologi ellenisti (III - II sec. a.C.) ne usavano solo due. Cicerone diffidava delle interpunzioni convinto che per modulare correttamente le cadenze nel discorso si dovesse far affidamento non su segnali esterni, ma sulla comprensione sintattica e ritmica del testo. Ai suoi tempi, virgola, punto e virgola, punto erano rappresentati rispettivamente da un punto in basso (subdistinctio), uno a metà (media distinctio), uno a differenti altezze (distinctio). A partire dalla fine del XIII secolo si registra la presenza del punto interrogativo, dopo qualche decennio tracce del punto esclamativo (detto anche ammirativo e enfatico). Petrarca nel "Canzoniere" usa poche forme d’interpunzione: il punto, una sbarra obliqua (detta "virgula suspensiva"), un punto intersecato da una virgula o posto sotto a questa per gli incisi. Altri accorgimenti grafici sono nell’autografo del "Decamerone": il punto e virgola e i due punti per segnalare una pausa lunga, il punto interrogativo. L’uso uniforme dei segni si avrà dopo la diffusione della stampa. In particolare con le edizioni del veneziano Aldo Manuzio si stabilisce l’utilizzo moderno di virgola, punto e virgola, punto fermo, apostrofi e accenti. Dal Cinquecento in poi si moltiplicano i trattati sui segni d’interpunzione ma pochi seguono le indicazioni, a cominciare da Machiavelli e Guicciardini. Più tardi, anche Ariosto li userà pochissimo, come Leopardi. Manzoni abbonda con le virgole, mettendole pure tra soggetto e verbo (al contrario di D’Annunzio che le detestava). I futuristi, invece, arrivarono a chiedere l’abolizione della punteggiatura (Filippo T. Marinetti: «Essendo soppressi gli aggettivi, gli avverbi e le congiunzioni, essa è naturalmente annullata»).