"Corriere della Sera" 3/3/2004., 3 marzo 2004
«La sua risposta a un lettore che le chiedeva un’opinione riguardante Haiti ha confermato i miei peggiori sospetti su ciò che sta accadendo a Port- Au- Prince e in altre situazioni simili
«La sua risposta a un lettore che le chiedeva un’opinione riguardante Haiti ha confermato i miei peggiori sospetti su ciò che sta accadendo a Port- Au- Prince e in altre situazioni simili. Per ragioni di lavoro ho viaggiato e vissuto in vari Paesi dell’Africa equatoriale: la situazione è la stessa. A questo punto mi domando cosa si deve fare: se mandiamo i soldati ci tiriamo addosso le ire dei pacifisti e l’accusa di considerare i locali come degli incapaci; se stiamo al balcone gli stessi pacifisti (e le nostre coscienze) ci rimproverano per la nostra ignavia. Lei, caro Mieli, mi dirà che qua o là qualcosa si muove. Vorrei crederle ma, per esperienza diretta, direi che tale movimento, quando c’è, è quello di un gambero...» (Guido Tommei) «Caro signor Tommei, no, anche se gliene potrei elencare qualcuna non le risponderò dicendo che ci sono parti del Terzo Mondo in cui la situazione si evolve in senso positivo, cioè verso l’instaurazione di regimi autenticamente democratici. E non lo farò perché non voglio sottrarmi ad un giudizio su Haiti dove le modalità dell’abbattimento del regime di Jean- Bertrand Aristide non giustificano ( anzi) i toni esultanti di gran parte dei media internazionali. E’ vero Aristide si era andato trasformando da presidente – eletto, deposto da un colpo di Stato e rimesso dagli Usa sulla poltrona che era sua di diritto – da legittimo presidente, dicevo, in un despota. E la caduta di un dittatore dovrebbe sempre farci piacere. Ma, come ha ben messo in evidenza su questo giornale Andrea Nicastro, il movimento che ha travolto Aristide ( anche stavolta con il sostegno degli Stati Uniti) non promette niente di buono e le parole di George W. Bush ( " Si apre un nuovo capitolo per l’isola di Haiti " ) suonano assai ambigue. Alla guida dei ribelli abbiamo visto dei ceffi dei quali non si può ignorare il passato: a cominciare da quel Guy Philippe, il loro portavoce, già coinvolto in un traffico di cocaina; per continuare con Jean- Pierre Baptiste e Louis- Jodel Chamblain i quali hanno sulle spalle condanne all’ergastolo e ai lavori forzati per omicidi commessi nell’ambito delle attività di una formazione, il Fronte pour l’avancement et le progrès d’Haiti, che faceva riferimento ai precedenti tiranni, i Duvalier. Gente, quella del Fraph, che si è resa responsabile di orrendi delitti tra cui, il 27 dicembre 1993, l’incendio della Cité Soleil nel quale furono date alle fiamme oltre mille case e bruciate cinquanta persone ( a gran parte delle quali risultarono essere state tagliate le dita delle mani). Nell’ aprile dell’anno successivo la stessa milizia si produsse poi in un’altra strage nel villaggio filo- Aristide di Raboteau lasciando sul terreno una ventina di morti. Il leader del Fraph, Emmanuel Toto Constant, ha dichiarato pubblicamente di essere sostenuto dai servizi segreti statunitensi: " Io per la Cia sono come una bella donna con cui tutti vogliono andare a letto ma con cui non si esce durante il giorno " , ha detto in un’intervista. A loro si erano recentemente aggiunte l’Armée Cannibale che fino a qualche tempo prima aveva appoggiato Aristide e altre formazioni dello stesso genere: tutte vantano una connessione con gli Stati Uniti. Ora io mi auguro che si tratti di millanterie e che l’amministrazione Bush possa dimostrare di essere stata semplice spettatrice di quel che è accaduto ad Haiti. Perché se fosse vero che dietro la destituzione di Aristide c’è stata la superpotenza che ha dichiarato chiusa l’era in cui si " aiutavano " i Paesi sottosviluppati a sostituire i tiranni spremuti con nuovi tiranni più servizievoli, il Paese che ha promesso che dopo l’11 settembre si sarebbe limitata ad esportare nel mondo la democrazia, sarebbe molto grave. Un pessimo segno di contraddizione che proietterebbe un’orribile ombra fin nelle lontane lande mesopotamiche».