Antonio Monda, la Repubblica 3/3/2004, pag. 39., 3 marzo 2004
Nei Pensieri Pascal scrive, interpretando il pensiero di Dio, «non mi cercheresti se non mi avessi già trovato»
Nei Pensieri Pascal scrive, interpretando il pensiero di Dio, «non mi cercheresti se non mi avessi già trovato». «Mi sembra che sia una frase che spiega bene l’importanza della scelta all’interno della fede». Lei crede in Dio, professor Wiesel? «Sì, certo». Posso chiederle come se lo immagina? «Può certamente chiedermelo, ma io devo risponderle che non me lo immagino». Derek Walcott mi ha detto che non riesce a prescindere dall’immagine con cui è stato educato in infanzia: un uomo anziano di razza bianca dall´espressione saggia. «Capisco la battuta di Walcott, ed è ovviamente un’esemplificazione molto umana a cui è difficile sottrarsi. Tuttavia penso che ogni immagine rappresenti un limite, e che il mistero sia parte della infinita grandezza». Ha sempre creduto in Dio? «Sin da bambino, ma ho avuto i miei momenti di crisi». E com´era il Dio dell´infanzia? «Non molto diverso da quello della maturità. Posso dirle che era nei miei sogni, nelle mie preghiere, in ogni aspetto di un’esistenza altrimenti inconcepibile». I suoi genitori erano credenti? «Sì, erano persone estremamente religiose». Quanto è dovuto a loro la sua fede? «Certamente devo ai mio padre Shlomo e mia madre Sarah l’educazione e l’esempio. Ma come succede a tutti anche la mia fede ha vissuto un fondamentale momento di scelta. Altrimenti non la si potrebbe definirla fede». Lei parla di scelta. Qualcuno parlerebbe di grazia... «Non ho problemi se vuole definirla così. Purché non si minimizza la libertà della scelta, e le conseguenze che si assumono nel momento in cui si crede». Lei ha studiato filosofia alla Sorbona. Ritiene che quegli studi abbiano influenzato la sua fede? «Direi di no. La filosofia mi ha dato la terminologia, il metodo e la possibilità di articolare in maniera più rigorosa il rapporto con i problemi dell´esistenza». Un frase ricorrente in queste conversazioni sulla fede è la battuta di Dostoevskj: «se Dio non esiste, è possibile tutto». «E’ una constatazione tragica, che mi sento di condividere». [...] Un altro scrittore che è stato citato in maniera ricorrente in questa riflessione sulla religione è Isaac Bashevis Singer, il cui romanzo La famiglia Moskat termina con le parole «Il Messia è la morte». «Conoscevo bene Singer e credo che sia giusto collocarlo tra gli scrittori che si sono interrogati in maniera più efficace su questo tipo di problemi. Ma non è possibile decontestualizzare il finale della Famiglia Moskat: si tratta di una conclusione a effetto, che coincide con l’ascesa del nazismo e la fine non solo di una famiglia ma di una intera esperienza culturale e religiosa». (Intervista di Antonio Monda a Elie Wiesel per la serie "La religione degli americani").