Varie, 1 marzo 2004
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ARISTIDE Jean-Bertrand Port Salut (Haiti) 15 luglio 1953. Politico. Due volte presidente di Haiti. In esilio dal 29 febbraio 2004
ARISTIDE Jean-Bertrand Port Salut (Haiti) 15 luglio 1953. Politico. Due volte presidente di Haiti. In esilio dal 29 febbraio 2004. «Nato da una famiglia povera, come la stragrande maggioranza della popolazione negra, è laureato in teologia e psicologia e parla numerose lingue, fra le quali l’italiano. Salì alla ribalta a metà degli Anni Ottanta quando cominciò a lanciare strali contro Duvalier, detto ”Baby Doc”, figlio dello scomparso dittatore Jean Francois, e la sua polizia segreta, i famigerati ”Tonton Macoutes”. Dopo essere stato allontanato dall’ordine dei salesiani, nel 1988, guadagnò sempre più in popolarità fino alla vittoria schiacciante nelle elezioni del dicembre 1990. Portavoce della ”teologia della liberazione” in un Paese afflitto da 30 anni di dittatura duvalierista, divenne il primo presidente democraticamente eletto grazie a un messaggio di speranza e giustizia sociale in un Paese che è tra i più poveri del mondo. Ma l’alleanza fra il potere economico dell’élite mulatta, i residui del potere duvalierista e le forze armate pose fine in appena otto mesi alla grande avventura di Aristide. Rovesciato nel settembre del 1991 da un golpe militare guidato dal generale Raoul Cedras, scampò alla morte per riparare prima in Venezuela e poi negli Stati Uniti. Il 15 ottobre 1994 lo sbarco nell’isola di 20 mila militari americani pose fine al regime di Cedras riportando Aristide al potere. Il suo primo provvedimento fu di organizzare gruppi armati ai suoi ordini che spesso hanno utilizzato metodi non troppo diversi da quelli degli squadroni della morte dei Duvalier. All’inizio del 1996 creò le condizioni per l’elezione di un suo uomo fidato, Renè Preval. Libero dai suoi voti grazie a una dispensa vaticana, l’ormai ex prete nel gennaio 1996 sposò Mildred Trouillot, 33enne avvocato dalla quale ebbe due figli. Il 26 novembre 2000 Aristide tornò di nuovo nella competizione politica vincendo le elezioni presidenziali. Le elezioni però non furono riconosciute da 15 partiti e movimenti di opposizione. Il suo mandato sarebbe scaduto ufficialmente nel 2006. Da allora, in una situazione economica difficile, i rapporti con l’opposizione si sono deteriorati fino a arrivare a una vera insurrezione armata» (’La Stampa” 1/3/2004). Lo storico Christophe Wargny, consigliere politico del presidente-sacerdote haitiano fino al 1996, docente di Scienze dell´informazione a Parigi: «All´inizio le folle lo acclamavano, era ”le Prèsident Titid”: lui, che sapeva impiegare in modo magistrale la lingua del popolo, il creolo, costruendo immagini zeppe di metafore, di proverbi, indovinelli, e perciò sollecitava l´animo più mistico di un´isola che da secoli aspetta il Messia, assomigliava alla maggioranza degli haitiani anche nell´aspetto: magro, ascetico. Quanto il suo predecessore Duvalier era silenzioso e sinistro, tanto lui si muoveva invece con foga e sincerità. Aveva un progetto semplice, comprensibile a chiunque: traghettare l´isola dalla vergognosa miseria a una povertà rispettabile. Suscitò speranze, contava sul sostegno dei presidenti americani Clinton e Carter. Ma poi venne il colpo di Stato del 1991, un evento che lo toccò profondamente. [...] La violenza del golpe lo aveva indurito. L´abbraccio dei suoi deputati alla giunta militare lo aveva deluso. In esilio negli Stati Uniti, gli americani lo introdussero alla realpolitik. Dalla fuga nel 1991 al ritorno ad Haiti nel 1994, Aristide strinse legami con la comunità nera americana, che gli organizzò una potente lobby. Washington gli impose la rinuncia alle misure più radicali. Lui puntò i piedi su due elementi fondamentali: la lotta contro l´impunità - la vera piaga della storia haitiana - e la riforma dell´esercito. Contro l´avviso degli Usa, nel 1995 dissolse l´esercito coi suoi generali golpisti. Però al suo posto lasciò affiorare gruppuscoli paramilitari, organizzazioni popolari che degeneravano sempre più. Fondò un partito al suo servizio privato. Pian piano andava modificandosi anche il suo entourage: più lui si circondava di sicofanti, e più perdeva contatto con il popolo. [...] Da anni si spostava ormai soltanto in elicottero: dell´isola non aveva che un´immagine lontana, indistinta, attraverso il prisma dei suoi cortigiani» (Alix Van Buren, ”la Repubblica” 1/3/2004).