Aristide Malnati, Macchina del Tempo, marzo 2004 (n.3), 28 febbraio 2004
A guardia della vasta necropoli di Giza, secondo un’usanza ben testimoniata in Egitto, si trova la grande Sfinge
A guardia della vasta necropoli di Giza, secondo un’usanza ben testimoniata in Egitto, si trova la grande Sfinge. è una statua colossale, il cui nome deriva dall’antico egizio shespank, che designa un mitico animale dal corpo di leone e dalla testa umana. Il leone infatti fin dalle prime dinastie era simbolo della potenza faraonica ed era mitologicamente posto a guardia delle porte occidentale e orientale del mondo sotterraneo e dunque preposto a custodia dei luoghi di culto e delle aree sepolcrali. A Giza fu il faraone Chefren (IV dinastia) a dare ordine di scolpire una collinetta rocciosa nella figura della sfinge e a fare la testa con le sembianze del proprio volto. Alcuni studiosi, osservando le erosioni a fianco della statua, sostengono che la stessa potrebbe essere stata scolpita 10.000 anni fa, prima dell’ultima era glaciale, periodo nel quale vi furono in Egitto le abbondanti piogge che avrebbero potuto produrre quel tipo di scanalature della roccia. La spiegazione è però molto più semplice: o le tracce di erosioni erano già presenti nella roccia prima che venisse scolpita la sfinge per ordine di Chefren; oppure l’umidità, presente nel terreno di Giza per l’esistenza di alcune falde acquifere collegate con il Nilo, avrebbe eroso i fianchi della roccia e sciolto i sali minerali in essa. Un’équipe internazionale guidata da Zahi Hawass ha appena ultimato con successo il restauro dell’enorme struttura, rivestendola alla base e sui fianchi di nuovi blocchi di calcare, nel rispetto però dell’estetica. Inoltre Giuseppe Fanfon, dell’università La Sapienza di Roma, ha proposto di operare un taglio progressivo alla base della sfinge per inserirvi man mano del materiale isolante che impedirebbe all’umidità di salire e di fare danni.