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 2004  febbraio 28 Sabato calendario

Se gli animali sono capaci di curarsi con ciò che trovano in natura, perché non seguire il loro esempio mettendo nel proprio armadietto del pronto soccorso rimedi più naturali? Da quando, un paio di anni fa, nelle librerie inglesi ha fatto la sua comparsa ”Wild Health”, il libro-manifesto della zoofarmacognosia della biologa Cindy Engel (nella foto a sinistra), la domanda è d’obbligo

Se gli animali sono capaci di curarsi con ciò che trovano in natura, perché non seguire il loro esempio mettendo nel proprio armadietto del pronto soccorso rimedi più naturali? Da quando, un paio di anni fa, nelle librerie inglesi ha fatto la sua comparsa ”Wild Health”, il libro-manifesto della zoofarmacognosia della biologa Cindy Engel (nella foto a sinistra), la domanda è d’obbligo. Secondo la Engel, che spiega di aver curato la propria sindrome da stanchezza cronica gettando via i farmaci sintetici che le erano stati prescritti e copiando alcune ”ricette” degli animali da lei studiati, dovremmo reintrodurre nella nostra dieta sostanze naturali che hanno anche proprietà curative. Ma è possibile sostituire analgesici o antibiotici con piante e radici? «L’istinto che guida gli animali nell’automedicazione è importantissimo» afferma Giovanni Denina, veterinario naturopata e docente alla Libera università di Naturopatia di Luserna (Torino). «Anche per l’uomo esso gioca un ruolo fondamentale, però non è l’unica strategia terapeutica su cui possiamo contare: Popper diceva che l’uomo ha creato un mondo, quello culturale, da cui non possiamo prescindere. La nostra cultura è data anche dall’arte medica e dai suoi prodotti, quindi se vogliamo curarci nel modo migliore dobbiamo utilizzare tutti gli approcci a nostra disposizione». Insomma, è bene far tesoro degli insegnamenti degli animali, magari utilizzandoli per migliorare ulteriormente i nostri strumenti terapeutici: «La zooantropologia studia i vantaggi che l’uomo può ricavare osservando il comportamento animale» spiega Roberto Marchesini, etologo e zooantropologo alle università di Milano e Bologna. «Molte armi sono state messe a punto studiando i meccanismi di difesa nel mondo animale. Con l’automedicazione potrebbe succedere la stessa cosa, soprattutto per certi tipi di patologie, dalle dismetabolie alle parassitosi, al rafforzamento delle difese immunitarie».