Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2004  febbraio 28 Sabato calendario

L’Italia è il Paese che nel corso della storia ha dato i natali ad alcuni dei più celebri musicisti di tutti i tempi: da Verdi a Paganini, da Puccini a Toscanini

L’Italia è il Paese che nel corso della storia ha dato i natali ad alcuni dei più celebri musicisti di tutti i tempi: da Verdi a Paganini, da Puccini a Toscanini. Ma è meritata la fama secondo la quale gli italiani sarebbero un popolo dotato di talento musicale? Lo abbiamo chiesto a un paio di esperti: le loro risposte smontano il mito di chi ancora ci vede come grandi cantori di serenate sotto le stelle e abili menestrelli (come, ad esempio, nel recente film ”Il mandolino del capitano Corelli” con Nicolas Cage). D’altra parte, a orecchie straniere, la nostra lingua suona come una melodia. Per gli anglosassoni, ad esempio, gli italiani non parlano: cantano. E allora, siamo musicisti nati o no? «Assolutamente no» dichiara Ennio Morricone «al contrario, la nostra cultura musicale è molto bassa. In casa Mozart era cosa normale fare musica in famiglia, come del resto usa ancora nei Paesi del Nord Europa, soprattutto in quelli di lingua tedesca. Da noi non è così. Ma c’è chi pensa che sapersi muovere al ritmo di una batteria sia sufficiente per ritenersi portati musicalmente». Concorda anche il musicologo Silvio Feliciani: «L’Italia ha ospitato la nascita e l’evoluzione del melodramma, ma il concetto di musicalità non si limita al bel canto o alla connotazione della lingua, implica la precisa concorrenza di una enormità di fattori. Il fatto poi che siano solo un numero limitato di persone ad apprezzare la musica cosiddetta ”alta” (classica, jazz, sinfonica) rispetto a quella ”bassa” (pop) è sia questione di sensibilità e predisposizione che di cultura musicale: e l’una non può prescindere dalle altre. «Per questo ribadisco che la stimolazione musicale in fase pre-scolare e scolare gioca in tutto questo un ruolo determinante. Nei Paesi del Nord Europa la formazione è molto più accurata».