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 2004  febbraio 28 Sabato calendario

Il concetto che ci sia un’armonia che abbraccia tutto, il corpo, l’anima e il cosmo intero, risale al filosofo e matematico greco Pitagora (575-490/97 a

Il concetto che ci sia un’armonia che abbraccia tutto, il corpo, l’anima e il cosmo intero, risale al filosofo e matematico greco Pitagora (575-490/97 a.C.). Ma anche Dante, il sommo poeta, parlava di una musica celeste derivante dal perpetuo volgersi dei pianeti, la divina e paradisiaca ”armonia delle sfere”. Ebbene, quasi a voler confermare le intuizioni degli antichi, giunge la notizia che i buchi neri emettono suoni e che il tono equivalente per le nostre orecchie sarebbe un si bemolle (ovvero mezzo tono più in basso della nota normale), se solo fossimo in grado di ascoltarlo. Ma la cosa non è possibile «perché la nota è 57 ottave sotto il do medio (per una semplice comparazione basti pensare che un pianoforte generalmente contiene solo 7 ottave) e la frequenza è più di un milione di miliardi di volte più bassa del limite dell’udito umano» spiegano alla Nasa, detentrice della scoperta. Grazie al telescopio a raggi X Chandra, l’Agenzia spaziale americana è infatti riuscita per la prima volta a individuare un’onda sonora proveniente da un buco nero supermassivo, di dimensioni ben superiori rispetto a quelli di origine stellare. Il buco nero in questione si trova a circa 250 milioni di anni luce dalla Terra, nella costellazione del Perseo, il più luminoso ammasso di galassie a raggi X: «Siamo in presenza della nota più profonda mai registrata nell’Universo, di onde sonore che hanno viaggiato per centinaia di migliaia di anni luce dal buco nero verso il centro della costellazione» ha raccontato Andrew Fabian dell’Istituto di Astronomia di Cambridge e capo del team di astronomi che hanno fatto la stupefacente scoperta. «Osservazioni precedenti avevano rivelato le prodigiose quantità di luce e di calore che erano in grado di produrre i buchi neri. Ora siamo riusciti anche a catturare i suoni da loro emessi». Non solo: «Le onde sonore provenienti dalla costellazione di Perseo sono molto di più che un interessante fenomeno acustico» ha spiegato Steve Allen, coricercatore nel team di Cambridge «perché possono essere la chiave per scoprire finalmente come si formano ed evolvono le galassie, le più grandi strutture conosciute dell’Universo».