Varie, 24 febbraio 2004
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DI BENEDETTO Ida Napoli 3 giugno 1945. Attrice • «Napoli. Abitavo nel cuore della città. Ero una bambina solitaria, mi piaceva stare al balcone, seduta per terra, con le gambette ciondolanti nel vuoto, a guardare quel teatro quotidiano che è la vita dei napoletani
DI BENEDETTO Ida Napoli 3 giugno 1945. Attrice • «Napoli. Abitavo nel cuore della città. Ero una bambina solitaria, mi piaceva stare al balcone, seduta per terra, con le gambette ciondolanti nel vuoto, a guardare quel teatro quotidiano che è la vita dei napoletani. Di fronte c’era la Sanità, dove è nato Totò. Arrivavano le voci di quello che vendeva le castagne lesse, di quello che vendeva nella ”mùmmara” di creta” [...] Ero silenziosa. Completamente bloccata nella parola. Imparavo a memoria poesie lunghissime. Mi piazzavano sempre sopra una sedia a recitare poesie. Ma quanto è bellina! Ma quanto è brava! Per il resto zitta [...] La mamma, un fenomeno. Quando ha conosciuto mio padre era una signora quarantenne, capelli rossi e occhi straordinariamente verdi, separata, con un figlio. Pensi che ebbe fra i suoi corteggiatori Vittorio De Sica. Mio padre, più giovane, era il playboy del quartiere [...] Ha recitato anche una piccolissima parte in Rosa Funzeca, in cui suona il pianoforte. Malafemmena [...] Mio padre partiva, tornava, spariva, ritornava. Era uno di quelli che dicevano: vado a comprare le sigarette e tornava dopo cinque anni. Aveva due passioni: le donne e il gioco [...] Abbiamo vissuto periodi di grande ricchezza, autisti, cuochi, domestici e periodi in cui letteralmente sentivo i morsi della fame [...] Mio padre era un uomo intelligente, colto, scriveva sulla terza pagina del ”Roma” e sul ”Candido” di Giovannino Guareschi. Aveva una sua rubrica, ”All’anema, d’a’palla”. Ma gli piaceva il gioco, come a Vittorio De Sica. S’è giocato tutto, palazzi, proprietà... [...] Ero un po’ ciucciona, un po’ somarona. Finii in collegio, a Roma, dalle suore, le suore più cattive del mondo. Sono scappata sei volte. Si chiamavano ”suore del buono e perpetuo soccorso”, ma alcune di loro erano proprio violente, picchiavano, erano classiste, razziste, a volte le odiavo. Solo quelle che pagavano venivano trattate bene [...] Tutte col cappellino blu, il cappottino blu, la domenica ci portavano in fila al Colle Oppio. Le ragazzine si innamoravano delle suore. C’era anche mia sorella grande. Per fortuna si innamorò di un prete [...+ Fino all’età di nove anni ho preteso di dormire nel letto matrimoniale, non volevo nemmeno che ci stesse mia madre. Dovevo dormire io addosso a mio padre [...] Alla fine si sono separati. Mia madre non l’ha voluto più [...] A sedici anni sono rimasta incinta [...] Il primo amore si chiamava Bruno, era bellissimo, corteggiato da tutte. Durò poco. Io i ragazzi li trattavo male. Fino a quando ho conosciuto Salvatore, il ragazzino che sarebbe diventato mio marito. Era la prima volta che facevo l’amore. E rimasi incinta [...] Mio padre pretese che tenessi il figlio e mi sposassi [...] Non siamo andati mai d’accordo. Lui era un ragazzino superprotetto e superviziato dalla madre. Io stavo a casa a guardare la bambina e a studiare. Con la suocera sempre a dirmi: ”Fai questo, fai quello”. E lui usciva con le ragazze e andava a ballare [...] Ce ne andammo. Lui abbandonò gli studi di medicina. Non era adatto. Appena vedeva un cadavere cadeva per terra svenuto. Si mise a lavorare per le ditte farmaceutiche. Guadagnava poco e io cominciai a fare l’indossatrice. Ero una bella ragazza, corteggiatissima e guardata da tutti. Lui è diventato geloso pazzo. Incredibilmente scoprii che aveva una fidanzata. E poi si lamentava che io facessi l’indossatrice, lavoro che riteneva poco serio [...] Mi chiamò Mico Galdieri, un produttore. Io ero un baccalà fermo ma lui rimase colpito dalla voce e mi scelse per una commedia insieme a Lina Sastri [...]Sono sempre stata di sinistra. Ma mai comunista [...] Fin da ragazze, siamo braccate da una serie di persecutori, funzionari della Rai, direttori, politici. Si sa: le attrici sono tutte puttane! Un giorno un dirigente della Rai, prima di darmi una parte, mi disse: ”Mi fai vedere le tette?” [...]» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” 24/10/2002).