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 2004  febbraio 23 Lunedì calendario

Stojakovic Predrag

• Nato a Belgrado (Serbia) il 22 gennaio 1941. Giocatore di basket. Dei SacramentoKigs. «Ormai fa parte dell’elite, fra gli uomini cardine della Nba. [...] Il paragone con la leggenda Larry Bird, che qualcuno suggerisce – massimo encomio possibile per uno che Bird l’aveva visto solo in televisione nel Dream Team di Barcellona del ’92 ed è da lì che aveva iniziato a fantasticare – , lo fa quasi arrossire. Anche se spera che quell’accostamento sia stato fatto con sincerità. Perché ci terrebbe molto a essere ricordato come un protagonista di questa Lega. Pedja è uno che non si accontenta mai. Se no, non si troverebbe qui a migliaia di chilometri da casa sua a rivaleggiare con Kobe Bryant e Shaquille O’Neal. Rivela però, che a un certo punto era stato molto vicino a riattraversare l’Atlantico e tornarsene da dove era venuto. Racconta: ” successo il primo anno, dopo alcuni mesi avevo praticamente già rifatto le valigie, volevo andarmene, non mi trovavo bene, soffrivo di nostalgia. per via di Vlade (Divac, suo compagno di squadra a Sacramento, ndr.) che sono rimasto. Mi ha convinto lui ad aspettare, ad avere pazienza, mi ha aiutato in campo e fuori”. Fuori, a Sacramento, conduce una vita da sogno. Scapolo più ambito in città, sua mamma che gli cucina ogni tipo di manicaretto serbo, anche se frequenta spesso il Tunel 21 e L’Image, i ristoranti trendy di Vlade e Ana Divac. Indossa solo guardaroba italiano, vestiti che si fa fare su misura nei suoi viaggi annuali nel nostro Paese. Dice: ”La gente dovrebbe pensare a divertirsi, io lo faccio”. Ma è anche filantropo: aiuta ragazzini in Serbia e non lesina mai autografi e foto a quelli americani. Non si fa la barba perché gli costa fatica: ”E poi così assomiglio di più a Vlade...”, scherza. L’unico argomento che gli azzera il sorriso riguarda suo fratello Nenad: fin da quando era piccolo ha un rene malfunzionante. Spiega: ”Adesso ha un rene nuovo, stiamo facendo quanto è possibile per lui e comunque si diverte a vedermi giocare. La mia famiglia è la cosa più importante della mia vita”. La sua famiglia ne ha viste di tutti i colori. Quando scoppiò la guerra, loro, serbi, vivevano in Croazia, dove i genitori possedevano una salumeria. Finita in macerie quella, se ne dovettero andare: ”Io ero piccolo, sono in grado di dimenticare, ma i miei non possono farlo. Hanno perso tutto”. Ci ha pensato lui a ricostruirgli un futuro, una casa megagalattica a Belgrado, anche se mamma, papà e fratello vivono con lui a Sacramento per buona parte dell’anno. Fine degli argomenti tristi» (Massimo Lopes Pegna, ”La Gazzetta dello Sport” 21/2/2004).