23 febbraio 2004
Tags : Thomas. Helveg
Helveg Thomas
• Nato a Odense (Danimarca) il 24 giugno 1971. Calciatore. cresciuto nell’Odense, squadra con cui ha disputato 6 campionati nella serie A danese. Nel 1993 è arrivato in Italia, acquistato dall’Udinese. Dopo cinque anni in Friuli, nel 1998 l’ha ingaggiato il Milan: in rossonero è rimasto al 2003 vincendo uno scudetto (1999) e una Champions League (2003). Dal 2003/2004 alll’Inter. «La sua storia, pulita, lineare, nordica, ha un [...] clamoroso e discutibile sussulto proprio in un derby. Quello della storia del Leone Sordo. E va raccontata. vecchia, ma è bello risentirla, dicono quelli che la conoscono a memoria. Dunque in un lontano derby del 2001, il giorno 7 gennaio, Thomas Helveg, uomo di Danimarca, come diceva Bruno N’Gotty, diventa il Leone Sordo. Così: il Milan gioca in casa, l’Inter con Cirillo. Segna Sukur Hakan, pareggia Boban, vantaggio di Di Biagio, finale rocambolesco con il 2- 2 di Bierhoff. Bello? Secondo Silvio Berlusconi da dimenticare. Soprattutto la prestazione di Helveg. In una pausa del congresso politico a Berlino, il presidente rossonero parla del difensore-centrocampista danese. E chiosa: ”Sapete cosa mi ha ricordato? La favola del leone sordo...”. I cronisti politici presenti allungano le orecchie. E Berlusconi racconta: c’è un uomo che si mette a suonare il violino nella giungla e cattura l’attenzione di un leone. Poi arriva un altro leone e un altro ancora. L’attenzione è alta, i leoni fanno la coda fino ad arrivare a un centinaio. Tutti a bocca aperta, affascinati. L’esibizione è al culmine quando, in notevole ritardo, si presenta trafelato l’ultimo leone. Si avvicina con rabbia e grinta all’uomo e lo sbrana. Una belva, sistemata in prima fila, se ne va infastidita e dice che il concerto è terminato per colpa del leone sordo. Berlusconi sorride ironico: proprio come è successo nel derby. Helveg è entrato in campo sparando palloni a destra e sinistra e mettendo subito fine al concerto rossonero. L’allenatore dell’Inter di allora è Marco Tardelli, quello del Milan Alberto Zaccheroni. Il tecnico dell’ultimo scudetto rossonero, non vuole scendere in polemica. Si mette una mano sulla bocca, prende tempo, gira al largo. Ma non ce la fa. Parte quindi la pepata replica al siluro berlusconiano. ”Mi chiede come ho visto Helveg nel derby? L’ ho già detto a lui, lui sa come ha giocato...”. Fine? Zac si morde il labbro sinistro, come quando la sua squadra subisce un gol: ”Io non so... vedete, mi risulta che il presidente al derby non ci fosse, forse in vacanza. Non so se poi abbia visto la partita”. Bum. I rapporti fra l’allenatore di Meldola e il Cavaliere, già difficili, si irrigidiscono bruscamente. I giorni successivi per Thomas non sono splendidi. Il danese è costretto a subire sfottò e battutine. Lui però la prende, o finge di prenderla bene. E dirà: ”Arrabbiato? Ma no, è stato anche divertente. I primi giorni, quando la storiella è apparsa sui giornali tutti mi prendevano in giro e questo mi dava un po’ fastidio. Poi il presidente mi ha chiamato, mi ha detto che lui non si riferiva a me, mi ha detto che era stato frainteso, che il mio nome lui non l’ aveva mai pronunciato”. Frainteso, quindi. Helveg, Leone Sordo, passa all’Inter e diventa, con Cuper, nella sera in cui l’Inter travolge l’Arsenal, un altro leone. Di Highbury. Guarito, completamente e guai a chi osa tirare in ballo la storiella della sordità. Anche se il suo primo derby nerazzurro, sempre con il Cuper, finisce con quattro gol: tre del Milan e uno dell’Inter. Fa niente, Tomasino fa il salto della quaglia e, da esemplare professionista, s’inserisce nei quadri e nella formazione senza problemi. Anzi, di più. Il primo successo in campionato porta anche la sua firma. lui, con un precisissimo assist in diagonale, mette Vieri davanti alla porta. E Bobo deposita. Nell’Inter degli alti e bassi e poi degli sconquassi, arriva una bellissima faccia vecchia (per lui). Alberto Zaccheroni. Il danese è già considerato in nerazzurro, con Zac è agevolato dalla conoscenza. Sa quello che vuole, con lui gioca in tre squadre italiane e in tutte e tre si muove con disarmante disinvoltura. Ad Udine incantano, a Milano (Milan) trionfano, da Milano (Inter) ripartono. Insieme, faticosamente, ma con decisione. [...]» (Germano Bovolenta, ”La Gazzetta dello Sport” 21/2/2004).