Varie, 4 agosto 2003
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MURDOCH Rupert Melbourne (Australia) 11 marzo 1931. Magnate dei media • «L’editore più grande, ingombrante e geniale del mondo [
MURDOCH Rupert Melbourne (Australia) 11 marzo 1931. Magnate dei media • «L’editore più grande, ingombrante e geniale del mondo [...] A Oxford, sul camino della sua stanza di studente, teneva un busto di Lenin. E quando voleva far infuriare suo padre definiva il leader sovietico ”il grande maestro” [...] quando cercò di farsi eleggere capo della cellula laburista universitaria le cose precipitarono: venne squalificato per aver distribuito volantini proibiti in quanto violavano le austere regole elettorali del tempo, contrarie a ogni forma di autopromozione [...]» (Riccardo Orizio, ”Sette” n. 48/1998). «Chi sta con lui lo vede ”determinato, brillante, organizzatissimo, una macchina per decidere difficile da fermare”. Lo incensa come il ”Re Sole”. Si fa tirare dall’agiografia: ”Un magnate, un vecchio signore che ha studiato a Oxford, garbato, molto british, per nulla appariscente”, il rovescio della medaglia dei suoi quotidiani popular. Per chi ha provato a sbarrargli la strada è invece ”cinico, spietato”. Persino ”crudele”. Un simbolo del male. Per mare, ”lo squalo”. E per terra, ”il lupo mannaro”. La sinistra radical, in Inghilterra, negli Usa come in Italia, guarda con sdegno i modi di fare del tycoon australiano sbarcato nel Belpaese con la sua Sky. Bolla la sua informazione: ”Cernobil culturale, McNotizie, tanta predisposizione per tette e culi, scandali, poca attenzione alla privacy”. Un parabellum mediatico, secondo ”Liberation”, ”che in Iraq con la sua Fox News ha fatto da ufficio stampa planetario a Rumsfeld e ai suoi falchi”. Nomea che l’uomo d’affari di Melbourne si è fatto cucire addosso grazie ad analisi economico-politiche del tipo: ”Il dopo Saddam? L’economia mondiale non potrà che giovarsene. Il petrolio scenderà a 20 dollari il barile. il più ricco taglio delle tasse che un governo possa sperare”. Dai potenti è amato, temuto, coccolato. Amico di chi comanda. Con chiare preferenze neo-vetero conservatrici ma con un occhio di riguardo per il laburista Tony Blair e con ottime entrature nell’oligarchia comunista di Pechino che ha aperto alla sua News Corp l’accesso a 42 milioni di famiglie cinesi. Le sue televisioni e i suoi giornali possono creare e distruggere un personaggio politico. Murdoch, senza peli sulla lingua (come si troverà in Italia?), ne è così consapevole da aver dichiarato, rivolgendosi al governo australiano: ”Li ho eletti io. Ma non mi piacciono molto. Potrei rimandarli a casa”. La sua ascesa fuori dal continente australe si è iniziata sostenendo l’asse Reagan-Thatcher. Per poi passare al clan dei Bush. In Italia non nasconde le sue amicizie e i suoi stretti legami d’affari con il premier Silvio Berlusconi. [...] I modelli sono due: asettico, stile inglese, molto equilibrato e documentato di Sky news o l’americana Fox, patriottarda e soprattutto un po’ più che filogovernativa. [...] Insomma, di Murdoch si può dire un po’ di tutto e pure il contrario. Certo non si può negare la sua abilità e la sua natura vincente. [...] Inizia la carriera del quarto potere dal basso dell’’Adelaide News”, un giornale quotidiano del pomeriggio, ereditato dal padre nel ’52, dove il giovane Rupert si è fatto le ossa facendo titoli e andando a cercare storie. Nel giro di pochi anni, appena ritornato dall’università di Oxford, l’Adelaide sfonda i confini della provincia e si afferma a livello nazionale. Nel ’69 arriva in Inghilterra e compra ”Gutter press”, qualcosa come ”Stampa spazzatura”, ”The Sun” con il fratello della domenica ”News of the world”. A forza di scoop sui vip e sulla famiglia reale, sesso, sport, scandali e notizie pulp, conquista il pubblico che già alla fine degli Anni Settanta garantisce vendite attorno a 4 milioni di copie giornaliere. Siamo alle fondamenta della News Corporation Ltd, l’impero valutato da Forbes 9 miliardi di dollari che non conosce crisi. [...] Dopo il successo di The Sun arriveranno Harper Collins, i film della 20th Century Fox, il network americano Fox News. Ancora: il secondo giornale della Grande Mela, ”The New York Post”, e ”Star”, ”The Time”, internet, una squadra di baseball (i Los Angeles Dodgers). E poi, negli Anni Novanta, superata la grande crisi finanziaria, il lancio nello spazio dei satelliti di BSkyB fino alla Direct Tv strappata alla General Motors. Oggi, Italia esclusa, 120 milioni di persone pagano bei soldi per collegarsi con i suoi canali. India, Australia, Vecchia e Nuova Europa, Nord, Centro e Sud America, Medio Oriente, qualche intrusione in Africa. A seconda dei gusti e delle culture si può trovare di tutto. Davvero globale in un labirinto di incroci azionari da una parte all’altra del pianeta. Un enorme castello di circa 800 società, gran parte insediate in paradisi fiscali, che secondo Neil Chenoweth, autore del libro Virtual Murdoch, consente a News Corporation Ltd di svolgere la sua attività principale, ”spostare miliardi di debiti da un paese all’altro”. Senz’altro concede a Murdoch grossi vantaggi fiscali. Se si pensa che, come ricordava il Sole 24 Ore del 20 marzo 1999, in ”undici anni di attività inglese, il gruppo dei media è riuscito a non pagare un penny di tasse”. Le cose non sono andate certo male nemmeno alla casa madre News Corp, registrata in Australia: negli ultimi 4 anni l’aliquota media è stata del 6%. Intanto lo ”squalo”, il ”Re Sole” cura i suoi affari dall’appartamento di Manhattan, guardando partite di rugby, cricket, baseball, football australiano e godendosi le difficoltà del suo grande avversario Ted Turner» (’La Stampa”, 4/8/2003).