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 2003  agosto 03 Domenica calendario

GRANDE STEVENS Franzo Napoli 13 settembre 1928. Avvocato. Tra i protagonisti dell’operazione finanziaria realizzatasi con l’equity swap Merrill Lynch-Exor-Ifil sul titolo Fiat e uno dei tre imputati per il comunicato del 24 agosto 2005 destinato al mercato e ritenuto falso dalla procura

GRANDE STEVENS Franzo Napoli 13 settembre 1928. Avvocato. Tra i protagonisti dell’operazione finanziaria realizzatasi con l’equity swap Merrill Lynch-Exor-Ifil sul titolo Fiat e uno dei tre imputati per il comunicato del 24 agosto 2005 destinato al mercato e ritenuto falso dalla procura. Fu presidente della Juventus (2003-2006) • «Legato alla famiglia Agnelli, tanto che è stato definito anche lui, come Chiusano, l’avvocato dell’Avvocato. uno degli uomini più fidati della dinastia, il consulente che ha ideato la cassaforte di famiglia e che è stato nominato consigliere di Ifi e Ifil. Oltre a essere uno degli avvocati più rinomati d’Italia, per aver curato gli affari più delicati delle dinastie imprenditoriali piemontesi e non (il suo ramo prevalente è il diritto commerciale e societario) risulta essere anche tra gli uomini più ricchi del Paese […] Di origine anglo-siculo-partenopea, un ramo della famiglia è di Avola, l’altro inglese e a questo deve la seconda parte del cognome. Allievo di Galante Garrone, è iscritto all’Albo degli avvocati dal 1954, lo stesso anno di Chiusano, al quale era legato da sentimenti di amicizia. Nel corso di mezzo secolo di carriera si è trovato a trattare gli affari di molti potenti, risolvendo i problemi dei quali ha costruito la propria fama. stato definito un ”navigato professionista delle emergenze che interpreta lo spirito del compromesso sotto la Mole”. Tra i suoi clienti ci sono stati Carlo De Benedetti, Luigi Giribaldi, Karim Aga Khan, il principe ismailita inventore della Costa Smeralda, i Ferrero che gli hanno affidato la holding di famiglia, i Pininfarina e i Lavazza. Ma il rapporto professionale per eccellenza è da sempre quello con gli Agnelli: dall’affare Lafico al recente riassetto della Fiat, passando da Cesare Romiti e da Paolo Fresco, tutti i movimenti del gruppo torinese hanno avuto tra i protagonisti Franzo Grande Stevens, che anche ora ricopre diverse cariche ai vertici del Gruppo. […] appassionato di calcio e tifoso bianconero come il figlio Riccardo, avvocato e grande amico di Gianluca Vialli e Massimo Mauro» (Luca Curino, ”La Gazzetta dello Sport” 2/8/2003). «’Lo stadio Ascarelli di Napoli, un paio di partite che mio padre mi portò a vedere. Una in particolare, un Napoli-Venezia con quelle due mezze ali, Mazzola e Loik, che sarebbero poi diventate le colonne del Grande Torino. Non ho dimenticato un gol di Valentino Mazzola da quasi metà campo. Poi un lungo black-out coinciso con gli anni di collegio a Montecassino. Molto severo, o ti raddrizzavi del tutto o scappavi. Io rimasi e devo a quella trentina di monaci benedettini oltre agli studi anche quei valori intellettuali che poi mi hanno accompagnato”. Nel ”53 lo sbarco a Torino. ”E il primo impatto con il dialetto piemontese. Sceso a Porta Nuova presi una camera all’albergo di fronte, poi uscii a far quattro passi. Capitai alla pasticceria Platti e accennai a prendere un panino. ”Ca fasa pura’ mi disse il cameriere. Capii a senso che potevo osare [...] Misi a punto uno slang da sopravvivenza. Soprattutto quando l’avvocato Agosti mi affidò la mutua legale degli operai della Sip, che parlavano esclusivamente in piemontese. Un giorno, mentre mettevamo a punto una scrittura privata, uno guardò fuori, vide che nevischiava e sentenziò: ”Quand’ca fioca n’tla foeia/ l’invern a dà nen noia’. Imparai che, almeno stando al proverbio, un po’ di neve autunnale non significava automaticamente un inverno rigido”. Poi il debutto in un grande studio torinese. ”Dopo altre esperienze, per esempio i libretti commentati per la ”Gazzetta del Popolo’ sulle nuove leggi che venivano man mano promulgate. E poi lo studio, l’incontro con Galante Garrone, Manlio Brosio, Dante Livio Bianco, Paolo Greco. E in uno studio non lontano, Vittorio Chiusano a farsi le ossa da un grande penalista come Michele Barosio. Ci conoscemmo, l’avvocato Barosio era consigliere della Juventus e con lui ed un altro consigliere, l’ingegner Carrara, cominciammo a frequentare lo stadio”. I primi idoli? ”Charles e Sivori. I primi di una lunga serie, ricordo per esempio Altafini che riuscì a essere grande anche da noi, in età avanzata. Un po’ come Ciro Ferrara. A me piace ricordare la Juve a cicli, segnati magari dal giocatore più rappresentativo. La grande Juventus di Bettega, poi quella di Platini, poi quella di Vialli, uno che per tenacia e incapacità di arrendersi mi ricordava proprio Dante Livio Bianco, uno dei miei maestri. Anche se poi non sempre la tenacia è una dote [...] Questa è una gag che dividevo con l’Avvocato, ma non c’entra con la Juventus. C’era sempre alle assemblee della Fiat qualcuno che si esibiva in un intervento critico, non particolarmente originale. L’Avvocato mi guardava, spazientito, e io gli ricordavo che quello era il difetto della tenacia [...] La volta che vide in tv quel gol di Maradona da poco oltre metà campo. Il martedì cominciò a sfruculiare Platini dicendogli che un colpo così era irripetibile. Platini fece due o tre tentativi senza riuscirci. Il bello è che ci rimasero male tutti e due, non solo Platini. E quando il francese, per rifarsi, mirò la bandierina da sessanta metri e la prese in pieno, più ancora di lui proprio l’Avvocato ne fu felice”» (’La Stampa” 18/8/2003).