Varie, 3 aprile 2003
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Spitz Mark
• Modesto (Stati Uniti) 10 febbraio 1950. Ex nuotatore. A 15 anni già tra i migliori del mondo, a 16 arrivò a 4/10 dal mondiale dei 1500, a 17 colse il primo record, nei 400 sl. Pressoché imbattibile nella farfalla, ai giochi olimpici del 1968 vinse soltanto gli ori delle due staffette stile libero, fu bronzo nei 100 sl e argento nei 100 farfalla. Si riscattò a Monaco 1972, dove arrivò reduce dalla preolimpiche di Portage Park in cui aveva vinto 4 gare individuali e stabilito 5 primati mondiali: fra il 28 agosto ed il 4 settembre conquistò 7 ori (100 e 200 sl e farfalla, staffette 4x100, 4x200 sl e 4x100 mista) stabilendo per tutti il primato mondiale, poi si ritirò. Fama di immodesto, arrogante e pure vendicativo • «C’è un po’ di verità in queste definizioni. D’altra parte per emergere in questo sport devi essere sempre concentratissimo. E i giornalisti tendevano a esagerare: volevano che dedicassi loro sempre più tempo. Perciò non escludo che in certi momenti abbia trattato alcuni anche duramente […] Nel 1968 facemmo un ritiro in altitudine di sei settimane poco prima dei Giochi, per abituarsi all’aria rarefatta di città del Messico. Ma per la maggior parte di quei giorni non stetti bene: avevo una noiosa bronchite, non potei allenarmi come gli altri. Feci bene nella prima gara, i 100 sl, dove fui terzo. Nessuno se lo aspettava. Ma nei 100 farfalla, la mia specialità, persi e presi l’argento. Quella sconfitta mi costò anche il posto in staffetta. Poi arrivai ultimo nei 200 farfalla. Non m’importava più nulla. Praticamente mollai, soprattutto mentalmente. Giurai a me stesso che mi sarei rifatto con gli interessi a Monaco. Prima del Messico non avevo mai gareggiato in 6 discipline in un evento. Decisi che almeno 2 anni prima di Monaco avrei provato il programma olimpico in una manifestazione di una certa importanza […] C’era molta gelosia nei miei confronti all’interno della squadra. Ero molto giovane e mi odiavano» (Massimo Lopes Pegna, ”La Gazzetta dello Sport Magazine” n. 22/1999) • «Lo chiamavano Spitzeros i compagni che lo odiavano. Non è latino, semmai ebreo di origine, e californiano di residenza. Se fosse stato italiano avrebbe cambiato la città di nascita: Modesto. Non proprio, mister Spitz. Il Mito del nuoto è disponibile solo a gettone. Tempo scaduto, e lo portano via. [...] Keith Jackson, dell’Abc, mi chiese se questo record di medaglie sarebbe stato imbattibile, io gli risposi: ’;Bene, spero di vivere abbastanza per vederlo superato’. [...] Nessuno ricorda i tempi, tutti ricordano le medaglie. Anche se nuoti meno veloce, l’importante è toccare primo: come diceva mio padre, in ogni finale ci sono 8 ragazzi, uno vince e gli altri sono 7 bidoni, e io vincevo sempre per non essere considerato uno di questi [...] Tre settimane dopo l’Olimpiade, mentre cenavo, squillò il telefono: mia madre disse che mi cercava il regista Bob Hope, capii che non avrei dovuto più fare più record del mondo per guadagnarmi da vivere"» (Stefano Arcobelli, "La Gazzetta dello Sport" 8/7/2004).