Varie, 28 marzo 2003
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ROCCHI Carla Roma 11 marzo 1942. Politico. Laurea in lettere, docente universitario, eletta senatore per i verdi nel 1992, 1994, 1996, sottosegretario alla Pubblica istruzioni nel governo Prodi e nei D’Alema I e II, alla Sanità nell’Amato II
ROCCHI Carla Roma 11 marzo 1942. Politico. Laurea in lettere, docente universitario, eletta senatore per i verdi nel 1992, 1994, 1996, sottosegretario alla Pubblica istruzioni nel governo Prodi e nei D’Alema I e II, alla Sanità nell’Amato II. Tornata all’opposizione dopo la vittoria di Berlusconi nelle elezioni del 2001 (nelle quali è stata eletta deputato per la Margherita), ha fatto parlare di sé per via di una dieta che le ha fatto perdere 40 chili: «Adesso quando passa in Transatlantico tutti si girano. La domanda è sempre la stessa: ”Te la ricordi com’era?”. [...] Non ci fa caso anzi è contenta di questo stupore ammirato dopo anni da taglia XXL. Giovanna Melandri per prima si è complimentata: ”Per noi sei un’icona perché ci dimostri che è possibile”. E la foto con quaranta chili in meno sulla copertina del bimensile ”Minerva” celebra la sua forma ritrovata. A Montecitorio i colleghi sfogliano avidamente le pagine del giornale per arrivare all’articolo che si intitola ”Come hai fatto a dimagrire 40 chili? Elementare Watson...”. Un colloquio con Annamaria Mammoliti nel viaggio da brutto anatroccolo a Cigno. Dalle taglie conformate alla taglia 42. ”Sono ingrassata, come sempre succede, perché non ero felice. Io ho avuto una stagione di grande felicità, ero smagliante, magra, ridente, fuggitiva...”. Poi la politica, l’impegno per gli animali, suo grande amore e la convinzione che il periodo ”magro” della sua vita fosse passato per sempre. L’undici settembre del 2001 la svolta: ”Ho avuto la sensazione quando sono venute giù le Torri che anche a me potesse capitare di morire... Improvvisamente ho capito che se fossi morta lì con gli altri, sarei morta grassa, demotivata, avvilita, insomma sarei morta solo con la politica e questo non è da augurare a nessuno”. E forse è la stessa cosa che ha pensato Irene Pivetti quando ha lanciato alle ortiche i foulard bon-ton e ha indossato pantaloni di pelle e chiodo. Cambiare per se stesse prima che per gli altri. Il risultato della deputata della Margherita è incredibile. Ci ha messo sei mesi per liberarsi della zavorra. ”In quindici giorni ho perso dieci chili, se ne sono andati come neve al sole”. Poi via gli altri trenta. E adesso la faccia ha lineamenti che ricordano solo vagamente quelli della ”vecchia” Carla Rocchi. Ma lei assicura: ”Tutti pensano che mi sia rifatta dalla testa ai piedi. Allora lancio una sfida: do un miliardo a chi mi trova anche un solo punto addosso”. Come ha fatto allora? Semplice assicura lei: ”A me è bastato immaginare di poter essere di nuova bella per gli occhi di qualcuno. Non puoi tollerare di avere tutti quei chili addosso, quei vestiti orribili, quei pantaloni con la coulisse, tutti quei colori scuri insopportabili perché eterni”. Forza di volontà? ”Quella non c’entra occorre cambiare l’oggetto della gratificazione, dal frigorifero allo specchio”. Nessuna dieta miracolosa, solo consigli archiviati nella memoria e suggeriti dal dietologo di fiducia quello che le ripeteva: ”Che stai facendo? Sei la dimostrazione del mio fallimento professionale”. ”Invece no - assicura lei - in fondo le cose che mi aveva detto mi hanno accompagnato in qualche modo. In realtà, se non dimagrisce la testa, non può dimagrire il resto”. La ricetta? ”Se la conoscessi sarei miliardaria”, dice sibillina. Ma non tutti sono stati entusiasti di questo ”miracolo”: ”A casa mia, mio marito dice di apprezzare questa mia nuova linea, ma io sono convinta che non gli piace molto. Un po’ perché, come suo nonno, ama le donne gigantesche, altissime, grassissime e io non faccio più al caso”. ”E poi prima stava certamente più tranquillo”. Invece questa forma ritrovata piace ai colleghi di Transatlantico. Lei non si nasconde dietro pudori e retorica femminista e dice: ”Non ho mai creduto alla storia della bellezza interiore. Come donna mi piace essere gratificata soprattutto per quello che appaio”» (Maria Corbi, ”La Stampa” 28/3/2003).