Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2003  febbraio 25 Martedì calendario

ANDREATTA Liberio Paderno del Grappa (Treviso) 28 settembre 1941. Monsignore • «Dal 1991 ha il delicato compito di gestire i viaggi dei pellegrini in Terra Santa e in tutti i luoghi sacri del cristianesimo

ANDREATTA Liberio Paderno del Grappa (Treviso) 28 settembre 1941. Monsignore • «Dal 1991 ha il delicato compito di gestire i viaggi dei pellegrini in Terra Santa e in tutti i luoghi sacri del cristianesimo. Detto in forma ufficiale, è l’amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi. Ha organizzato pellegrinaggi ovunque, da Gerusalemme a Beirut, da Sarajevo a Ur, la terra di Abramo oggi in Iraq. Un giorno alcuni amici alpinisti gli parlarono di una spedizione che si stava organizzando: andare al Polo Nord ripetendo cent’anni dopo l´avventura del duca degli Abruzzi. Andava già per i sessanta ma non è tipo da farsi spaventare da un dettaglio così banale. Un anno dopo era in partenza, fra i suoi bagagli portava una croce astile, una statua della Madonna di Fatima e un’immagine della Madonna del Covolo di Crespano del Grappa. Il gruppo era formato da una quarantina di persone fra cui Mike Bongiorno, il principe Amedeo di Savoia Aosta, il figlio Aimone e diversi esperti del Cnr. Andreatta era ben deciso a riuscire là dove Achille Ratti si era fermato: piantare la croce e celebrare una messa al 90mo parallelo nord della Terra, ”dove tutti i meridiani azzerano il tempo e lo spazio, dove si avverte in pieno il senso di Dio, l’unità delle diversità”, racconta al suo ritorno. Ci riuscì il 15 aprile 2001, giorno di Pasqua. Si fece aiutare per creare un altare di ghiaccio, indossò i paramenti sulla tuta ermetica e celebrò la Messa. Accanto a lui si ergeva la croce. La temperatura era sui meno 40 gradi, ma in quel momento in cui aveva sotto di sè il mondo, il tempo e le distanze, monsignor Andreatta non poteva provare freddo. Ripensò invece alle parole di Gesù: ”Andate e annunciate il Vangelo fino agli estremi confini della Terra”. E monsignor Andreatta non sarebbe la persona che è se non avesse avuto già in mente la meta successiva: il Polo Sud. Otto mesi dopo, il 20 dicembre 2001, era di nuovo in partenza. Questa volta l’obiettivo era celebrare la prima messa al Polo Sud e piantare una seconda croce all’estremità meridionale della terra come per creare un asse ideale intorno a cui il mondo potesse ruotare, nel nome della pace. Il 22 dicembre giunse a Punta Arenas, la città più a sud del mondo, ma le raffiche di vento a 300 chilometri all’ora gli impedirono di compiere l’impresa. Andreatta lasciò la croce al Museo Antartico Salesiano di Punta Arenas e disse arrivederci all’Antartide. Arrivederci, badate bene, perchè monsignor al Polo Sud è tornato: l’8 gennaio 2003 è di nuovo sbarcato a Punta Arenas, una settimana dopo la spedizione è pronta. Monsignor Andreatta si reca al santuario della Vergine Ausiliatrice per riprendere la croce bianca, lasciata in custodia lì esattamente dodici mesi prima, poi una corsa all’aereoporto. Sei ore di volo e arriva alla base militare, l’ultima sosta obbligatoria. Anche questa volta c’è vento, ma Andreatta non si lascia scoraggiare. Nel preparare la seconda missione ha indidviduato una montagna ancora senza nome non lontana dalla base. Accompagnato dal generale Antonio Vizzi, brigadiere generale degli Alpini, e dalle guide il 17 gennaio alle 15 locali - le 19 in Italia - inizia la scalata. Alle cinque del pomeriggio è in cima alla montagna di 1110 metri per piantare la croce bianca benedetta dal pontefice e dare alla vetta il nome che ha scelto: Giovanni Paolo II, il papa alpinista che ama le montagne e che con il cuore è lì in quel momento, fra i ghiacci dell’Antartide. il primo successo. Ancora quattro giorni di attesa, infine arriva il momento: il 20 gennaio mette piede al Polo Sud, e con lui la croce, simbolo della cristianità. Bastano una lattina e i paramenti per celebrare la prima messa nel punto più a sud del mondo. Fra i ghiacci, lontano da tutto, il prete non può che ritornare a chiedere la pace: ”Con questo gesto, al punto geografico più meridionale del globo, dove i meridiani e il tempo si annullano e le diversità si fondano nell’unità, intendiamo oggi porre la Croce come asse ideale tra i due poli attorno al quale la terra deve ruotare per la costruzione di una civiltà dell’amore”. Quando il 29 gennaio rientra in Italia sulla sua scrivania lo attende un telegramma del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, con i complimenti per aver portato ”nei confini estremi della terra la croce e la bandiera italiana, simboli di pace e solidarietà”. giunto lì dove papa Pio XI si era fermato e dove nè papa Pio XI nè alcun altro uomo di chiesa avevano nemmeno osato spingersi con l’immaginazione. La sua impresa sarà celebrata con un francobollo speciale emesso come in altre grandi conquiste dell’uomo. Ma se a monsignor Andreatta oggi chiedete se è contento di quanto ha ottenuto vi risponderà scuotendo la testa, avrebbe preferito fermare la guerra piuttosto che diventare il primo uomo di Chiesa ad aver piantato la croce cristiana ai confini estremi del pianeta» (Flavia Amabile, ”La Stampa” 24/2/2003).