varie, 20 febbraio 2003
Tags : Paride Batini
BATINI Paride Vicopisano (Pisa) 26 ottobre 1934, Genova 23 aprile 2009. Dal 1984 console della Compagnia Unica Lavoratori Merci Varie, la cooperativa dei camalli (camallare, in genovese, significa portare) che riunisce una delle più antiche consorterie operaie d’Italia: già nel ”300 esisteva un’organizzazione dei portuali genovesi • « come se avesse sempre vissuto a Genova
BATINI Paride Vicopisano (Pisa) 26 ottobre 1934, Genova 23 aprile 2009. Dal 1984 console della Compagnia Unica Lavoratori Merci Varie, la cooperativa dei camalli (camallare, in genovese, significa portare) che riunisce una delle più antiche consorterie operaie d’Italia: già nel ”300 esisteva un’organizzazione dei portuali genovesi • « come se avesse sempre vissuto a Genova. Entra in porto giovanissimo come lavoratore occasionale, partecipa al grande sciopero di 40 giorni del 1959 e alle manifestazioni del 1960 contro il governo Tambroni. [...] tra i portuali che caricano gratuitamente la nave verso Hanoi in sostegno dei Vietcong, sostiene i neri del Sudafrica e gli oppositori dei colonnelli in Grecia [...]»(’diario” 5/12/2003 - La meglio gioventù - Accadde in Italia 1965-1975) • «Fu lui, da console, a condurre il più lungo sciopero della storia del porto, a fine anni Ottanta, in piena era craxiana, con tutto il vento possibile contro. Un anno di resistenza attaccati da tutti, Pci e Cgil compresi. ”Ne siamo usciti vivi, niente rafforza come la solitudine” […] Raccontano a San Benigno, la sede della Compagnia, che quando tratta con armatori d’esperienza come un Grimaldi sembra un film: ”Batini, voi ci rovinate”. ”Dottore, non scherziamo” […] ”Una volta, da ragazzo, un vecchio compagno mi prese per il bavero e mi disse: tu credi di essere comunista? Lo sai che significa? Essere sempre disinteressati, disponibili, solidali, sempre pronti, sempre in lotta. Tutti i giorni dell’anno. Allora, sei sicuro di essere comunista?”» (Attilio Giordano, ”Il Venerdì” 8/6/2001) • «[...] ”L’occasionale”, cioè il portuale saltuario, senza lavoro fisso, che lui ha fatto per diciassette anni, è [...] il titolo della sua autobiografia. Quando consegnò il manoscritto all’editore (Marietti) il curatore rimase strabiliato. ”Paride, ma l’hai scritto tu?”. E lui: ”Sei matto, l’ho fatto scrivere a mia nipote. Io avrei scritto tetto con tante di quelle ”t’ che veniva giù la casa”. Giocava con la sua educazione scolastica terminata precocemente, ma, ammettono anche gli avversari, con la dialettica, li mette ancora tutti nel sacco. Ha vinto molte battaglie, Paride Batini. L’unica che gli resta lì riguarda la sua squadra del cuore, il Genoa, che incassa una batosta via l’altra. Paride Batini è il presidente della Culmv (Compagnia unica lavoratori merci varie) del porto di Genova, il leggendario console dei camalli, protagonista di scontri durissimi nella seconda metà degli anni ”80. [...] un uomo di cui Rinaldo Magnani, presidente del porto all’inizio degli anni ”90, disse: ”Se fosse in Cina sarebbe Mao Tse Tung”. Un paradosso: come se Luciano Lama fosse stato indicato presidente della Fiat. [...] Camallo (portatore) è una parola di origine araba, come macramé, che significa ricamo o come mandillo, che vuol dire fazzoletto. I camalli erano diecimila negli anni ”60. Andarono in piazza per primi contro il governo Tambroni, poi contro la guerra in Vietnam. Alle manifestazioni si sentiva un grido: ”Arrivano i camalli”. E tutti, anche quelli che, teoricamente, stavano dalla stessa ”parte”, provavano un brivido. [...] Paride Batini aveva un padre sovversivo che non vide quasi mai perché passava molto tempo nelle galere fasciste. Arrivò bambino a Genova da Vicopisano, con uno zio. A quei tempi viveva a Molassana, ma quasi tutta la sua vita l’ha passata tra San Teodoro e Oregina, i quartieri dei camalli. Pratica lo yoga e il suo look ha fatto epoca. Il look Paride consiste in jeans, maglione girocollo, giubbotto (eskimo, quando il gioco si faceva duro). Si mette anche la giacca e la cravatta, nelle occasioni speciali, come quando i rappresentanti dell’associazione industriali vennero nella sede della Culmv per concludere una trattativa. Per non turbare gli ospiti, vennero staccate dal muro le immagini di Marx e Lenin, che tornarono al loro posto dopo la firma dell’accordo. [...]”» (Roberto Perrone, ”Corriere della Sera” 11/9/2005).