Da un’intervista di Nicola Caracciolo andata in onda su Rai3 il 30 dicembre 1999, ཿL’Espresso 27/12/1999, 27 dicembre 1999
Guerra. «Chiamato alle armi, divenne ufficiale di cavalleria e partì per la Russia col corpo di spedizione italiano nell’inverno del ’41
Guerra. «Chiamato alle armi, divenne ufficiale di cavalleria e partì per la Russia col corpo di spedizione italiano nell’inverno del ’41. Si racconta che il nonno, preoccupato per la sua vita e per le sorti dell’azienda, abbia chiesto a un generale amico di restituire il nipote alla famiglia. Ma lui, dopo il ritorno in Italia, gli scappò di mano e corse in Africa dove venne ferito in combattimento da due schegge, a una gamba e a un braccio. Era spavaldo, cavalleresco. Forse il modello che maggiormente lo attirava in quegli anni era l’ufficiale francese impersonato da Pierre Fresnay nella Grande illusion di Jean Renoir» (Romano). [3] «Quando il tuo paese è in guerra e tu sei un uomo giovane, sei fra quelli che fanno la guerra e non fra quelli che stanno a guardare [...] Non voglio dire di averlo fatto con enorme piacere, ma con soddisfazione sì... [...] Sono stato anche comandante di un plotone di autoblindo in Africa. [...] Ma è una cosa che mi rattrista ricordare perché il mio secondo pilota, che fu ferito in questi combattimenti, poi morì».