Vittorio Sabadin, ཿLa Stampa 20/8/2001; Pino Allievi, ཿLa Gazzetta dello Sport 25/1/2003, 20 agosto 2001
Ferrari. «Quando la prendemmo era un momento difficile. Mi ricordo i nostri ingegneri che cercavano di metterci le mani e mi dicevano: ”Finché c’è quel mostro sacro in Ferrari non possiamo fare niente”
Ferrari. «Quando la prendemmo era un momento difficile. Mi ricordo i nostri ingegneri che cercavano di metterci le mani e mi dicevano: ”Finché c’è quel mostro sacro in Ferrari non possiamo fare niente”. Poi Enzo Ferrari morì e tutto continuò tale e quale a prima: non riuscirono a fare niente per parecchi anni. Alla fine abbiamo ingranato con fatica, molta fatica». «La Ferrari che lo esaltò di più fu la prima, la 166 Barchetta Touring, blu e verde, con la quale scorazzava in Costa Azzurra negli anni folli, con i capelli al vento. Poi ebbe un paio di 375 Mille Miglia, cui seguì una vettura che si fece fare su misura, riuscendo a convincere due geni testardi e intransigenti come Enzo Ferrari e Pininfarina a realizzargli - in esemplare unico, ovviamente - una 365 a tre posti, tutti davanti, con quello di guida centrale, leggermente avanzato. Diceva: ”Mi sembra di guidare in fronte alla vettura, come faceva Nuvolari con l’Auto Union”. Una follia della quale si stancò presto per acquistare un’altra spider, la Testarossa. Di colore argento» (Pino Allievi).