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 2003  gennaio 15 Mercoledì calendario

GAVIO Marcellino Castelnuovo Scrivia (Alessandria) 11 aprile 1932, Castelnuovo Scrivia (Alessandria) 16 novembre 2009

GAVIO Marcellino Castelnuovo Scrivia (Alessandria) 11 aprile 1932, Castelnuovo Scrivia (Alessandria) 16 novembre 2009. Costruttore • «[...] il re delle autostrade, l’imprenditore che ha sempre coltivato amicizie trasversali nella politica e negli affari privilegiando il legame con Fabrizio Palenzona [...] stato [...] il padre [...] Beniamino, a muovere i primi passi nell’agricoltura, per poi passare al commercio di granaglie e al trasporto. Sono stati i figli, però, a compiere i passi decisivi, prima nelle cave di ghiaia e nelle costruzioni, quindi con la ”scoperta” di autostrade e pedaggi, che porterà il gruppo a controllare un quinto circa del sistema italiano. Dopo aver ”sventati” l’arresto e il ciclone Mani Pulite con un oltre un anno di latitanza all’estero, per Gavio la vera svol ta imprenditoriale è arrivata nel ”96 quando, Mediobanca regista (i rapporti fra Marcellino ed Enrico Cuccia sono stati solidissimi), passano dal gruppo Ligresti alla Argofin della famiglia piemontese il controllo della Grassetto costruzioni e della Torino-Milano. Da allora la crescita è stata arrestata una volta sola: a Gavio non è riuscita la scalata alla Serravalle. Dalla quale però non ha mai ab bandonato la presa» (Sergio Bocconi, ”Corriere della Sera” 17/11/2009) • «Piemontese di Castelnuovo Scrivia, una brillante carriera da costruttore alle spalle, schivate senza gravi danni le inchieste di Tangentopoli, ha scoperto il gran business dei caselli e dei pedaggi, che nel 2001 gli ha fruttato 73 milioni di euro di utili su 660 milioni di giro d’affari. La rincorsa cominciò nel 1996 quando Mediobanca gestì il passaggio dal gruppo Ligresti a Gavio della Grassetto (costruzioni) e del controllo dell’Autostrada Torino-Milano. Da allora, sempre con l’appoggio finanziario determinante dell’istituto di Piazzetta Cuccia, non ha fatto altro che tessere con pazienza una tela che lo ha portato a controllare quasi il 20 per cento della rete autostradale nazionale. Non gli basta. Perché, sollevando una gran bufera politica, è partito all’attacco della Serravalle, la società che gestisce, tra l’altro le tangenziali milanesi. […] Con una serie di operazioni passate praticamente sotto silenzio, la scalata era già andata in scena alla Ativa, la società che controlla la tangenziale torinese e l’autostrada verso Aosta, alla Salt (Sestri Levante- Livorno e Viareggio Lucca), alla Sitaf (Società italiana traforo del Frejus), alla Autocamionale della Cisa. Lo schema è sempre lo stesso. Convince gli azionisti minori a vendere o a sindacare con lui le loro quote. A volte si tratta di soci privati (come il gruppo Mattioda alla Ativa di Torino). A volte invece sono gli enti pubblici a giocare un ruolo decisivo. Sono comuni, provincie, camere di commercio a custodire le chiavi del controllo di buona parte del sistema autostradale italiano. Così, il via libera dei partiti è necessario a chi, come lui, mira a estendere i confini del suo impero. E, ancora, la legge attribuisce a un ente di Stato come l’Anas tutte le decisioni chiave nel mondo delle autostrade, che vive in regime di concessione. Ne sa qualcosa lui che, dopo la gara bandita dall’Anas ha perso la concessione dell’Autostrada Roma-Pescara, passata ai Benetton in società con l’imprenditore Carlo Toto. Insomma, gli intrecci con il mondo della politica appaiono quanto mai stretti e lui, che ha fatto fortuna con gli appalti pubblici, si è costruito una rete di rapporti a ogni livello. Non è una sorpresa, allora, trovare il proprietario dell’Autostrada Torino-Milano tra i principali finanziatori di Forza Italia, con un obolo di 300 milioni elargito nel 2001 al partito del premier Silvio Berlusconi. Ma suo grande amico è anche Fabrizio Palenzona, l’ex sindaco di Tortona che dalla Fondazione Cassa di Torino è poi approdato al consiglio di Mediobanca. E fino a giugno del 2001 la poltrona di numero uno della Autocamionale della Cisa era occupata da Bruno Tabacci, esponente di spicco dell’Udc, nonché presidente della commissione attività produttive della Camera. Se poi dalle autostrade si passa ai treni, si scoprono altre solide alleanze del costruttore di Tortona. La Regione Lombardia del presidente Roberto Formigoni si è messa in società con lui per costituire una società di trasporto merci. L’intesa passa attraverso le Ferrovie Nord Milano, controllate dalla Regione e partecipate con una quota dell’8 per cento dal proprietario dell’Autostrada Torino-Milano. Già, perché, a ben guardare, il business dei pedaggi è solo uno dei molti settori in cui i Gavio hanno investito l’ingente patrimonio di famiglia. Ci sono le costruzioni, con le imprese Itinera e Grassetto. E poi gli autotrasporti, gestiti da Pietro, fratello di Marcellino e proprietario di poco meno della metà del gruppo» (Vittorio Malagutti, ”Corriere della Sera” 14/1/2003). « un uomo grande e grosso dal sorriso bonario, che trascina i suoi cento e passa chili e i suoi dieci by pass con quest’aria un po’ democristiana, di uno che alla fine poi vorrebbe soltanto fare tutto quello che vuole senza far arrabbiare nessuno. Ogni tanto ci riesce. E ogni tanto c’è un magistrato che gli chiede come abbia potuto farlo. Ma nei miracoli della dc, Marcellino Gavio ci è nato e cresciuto, ”con una tessera che mi aveva dato mio cugino e non sapevo neanche di avere”, come ricorda lui, e in fondo continua a camparci anche adesso che la democrazia cristiana è morta, che niente più è come prima e ci sono i poli e sono cambiati tutti i nomi e le poltrone. Di lui hanno scritto che è un self made man, che ha cominciato con due camion, o costruendo piloni di viadotti, che ha salito gradino per gradino la lunga scala dei denari e del potere. Non è vero niente. ricco da quattro generazioni di industriali, e non ha mai guidato un camion in tutta la sua vita e i piloni magari li mette solo adesso, e se dovesse salire tutti quei gradini gli verrebbe un infarto. Per questo dice: ”Parliamoci chiaro. Sono nato con i soldi, e da quattro generazioni abitiamo sempre nella stessa casa, padri figli e nonni con le loro famiglie. Conosce qualcuno di quelli che si sono fatti da soli che non ha mai cambiato la sua casa da più di cent’anni?”. La sua dimora è il palazzotto del paese, Castelnuovo Scrivia, provincia di Alessandria, cortile grande, il portone signorile e dietro ancora i magazzini dell’impresa del nonno e le stalle per i cavalli da tiro, come un secolo fa. Comincia alla fine degli anni Cinquanta. Suo padre è un commerciante e trasportatore di granaglie. I guadagni li investe in terreni. Lui è il figlio più grande e quando il padre muore prende il suo posto. Fa società ”con un geometra di Tortona, Eugenio Ansaldi, reduce dal Congo belga dove aveva imparato le tecnologie francesi della pavimentazione”. Gavio mette il capitale, l’altro la tecnologia. Nasce la Edilvia costruzioni. Nel 67 compra l’Itinera a Torino, nel 76 la Torino-Piacenza, nell’80 la Torino-Milano, e diventa uno dei potenti d’Italia dividendo con il fratello Pietro lavori e interessi. Attico in via Condotti a Roma (’adesso l’ho venduto”), buone frequentazioni, a Messa tutte le mattine assieme alla moglie Francesca Torti, proprio come fa il suo caro amico Giulio Andreotti, una passione per le buone cene e per le passeggiate in campagna. Frequenta il gotha dc, è amico di Oscar Luigi Scalfaro e di Prandini, guarda caso ministro dei lavori pubblici, ed estende il suo potere, dentro a questo Grande Abbraccio dell’Italia Anni 80, fatta di intrallazzi, tangenti,commesse, appalti e affari, di lavoro quasi per tutti navigando nei debiti, e di poteri sconosciuti. Anche lui allora non lo conosce quasi nessuno: per questo, dev’essere stato suo il periodo migliore. Invece, lo conosce benissimo Enrico Cuccia, il patròn di Mediobanca: ”Se gli chiedevo di parlare mi riceveva in dieci minuti. Poi quando mi vedeva, mi chiedeva di tutto, era pieno di curiosità, non c’era cosa che non volesse sapere”. Sarà così che è diventato di casa a Mediobanca. Dopo Cuccia, è stato un fedelissimo di Vincenzo Maranghi, e non l’ha mollato neppure quando gli altri cedevano, come Salvatore Ligresti, altro amico suo, dal quale ha ereditato la Grassetto Lavori dopo Tangentopoli: ”Pagata a carissimo prezzo”, come ci tiene a sottolineare. E dopoMaranghi, a Mediobanca, sono cambiati i nomi, ma lui no.Dalla capitale alla provincia, assieme al lavoro ha sempre pensato ai rapporti. A Tortona, l’amico fidato è Fabrizio Palenzona, suo socio nell’Unitra, che ha fatto il sindaco di Tortona e per due volte il presidente della Provincia di Alessandria, democristiano pure lui, of course. Nei tempi che cambiano Palenzona è finito con l’Unione a garantirgli i rapporti a sinistra, e intanto è vicepresidente dell’Unicredit, consigliere di Mediobanca, presidente dell’Associazione autostrade. Dentro a questa rete di affari e potere, Marcellino Gavio finisce anche nel ciclone tangentopoli. Corruzione, tangenti. Ne esce con la prescrizione, ma non finisce qui. Dall’86 ha collezionato soldi e by pass. Dal 92 pure inchieste, perché i magistrati hanno cominciato a stargli dietro come dei segugi. Però, dice, non ha mai avuto una condanna e una sola volta è riuscito a parlare con uno di loro, quando è ritornato dall’esilio di Tangentopoli e s’è presentato da Tiziana Parenti. A un certo punto, pure lei s’è stupita: ”Si fermi, si fermi un attimo. Ma come fa a conoscere tutta questa gente importante?”. E’ il mio lavoro, ha risposto lui. In fondo, il vecchio cuore dc di Marcellino Gavio non ha mai rinnegato niente, né gli amici né il passato, e lui è quasi rimasto a rappresentarlo, guardandolo adesso con questa sua stazza e il sorriso, come i curati di paese quando aspettavano che passasse la buriana. Prima o poi tutto ritorna. Il potere è fatto così: di concretezza, non di mode. E mentre lui continua a costruire, dalla nuova Chiesa di Torino ai lavori per le Olimpiadi, e le autostrade continuano a correre e guadagnare, e i giudici a indagare, lui comincia a diventare socio delle Generali, e poi della Cassa di Risparmio di Genova, e della Popolare di Lodi, e forse della Bnl, e alleato di Unipol» (Pierangelo Sapegno, ”La Stampa” 3/9/2005).