Varie, 11 dicembre 2002
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Biografia di Gianluigi Gabetti
GABETTI Gianluigi Torino 29 agosto 1924. Presidente dell’Accomandita che controlla la Fiat (Giovanni Agnelli e C.) • «L’arrivo di Gianluigi Gabetti al vertice della Giovanni Agnelli e C. comincia con una stretta di mano a New York. Era l’autunno del 1971, e il finanziere stava concludendo il risanamento della Olivetti Corporation of America di cui teneva le redini da sei anni. L’Avvocato rimase colpito da quest’uomo discreto, che aveva il sangue del banchiere e il dna del manager, così gli offrì di rientrare in Italia come direttore generale dell’Ifi, la holding finanziaria della famiglia. Gabetti accettò, e un anno più tardi era amministratore delegato, carica che avviava il lungo sodalizio con la Fiat, di cui sarebbe stato anche vicepresidente[...] stato regista delle operazioni importanti, consigliere ascoltato nelle occasioni difficili. [...] La Giovanni Agnelli e C. è la società in cui, con pesi e quote differenti, sono riuniti tutti i discendenti del Senatore che fondò la casa torinese nel 1899. la punta di una piramide azionaria sotto la quale sono la holding del gruppo (Ifi) e, a cascata, la finanziaria Ifil e la Fiat stessa. Gli ultimi due presidenti sono stati Gianni e Umberto Agnelli. La designazione di Gabetti rappresenta una discontinuità solo formale. Trentatré anni nel gruppo hanno trasformato il finanziere, più volte definito come il ”civil servant della famiglia Agnelli”, in ”uno di casa”. Dopo la scomparsa del presidente Fiat [...] è stato ancora una volta ritenuto la figura più adatta per rappresentare il passato e garantire la continuità degli impegni futuri. Torinese, classe 1924, laureato in Legge, Gabetti nasce banchiere alla Comit, dove impara le logiche della finanza e diventa presto dirigente, prima di spiccare il volo oltreoceano e assumere, nel 1965, la guida della Olivetti Corporation of America, compagnia nata dalle ceneri della Underwood. Nel 1971 entra all’Ifi, trasformandosi alla svelta nel gran consigliere degli Agnelli negli affari internazionali. Esperto e riservatissimo, ispira la strategia globale del gruppo. Cruciale la partecipazione all’operazione Lafico, quando si tratta di negoziare - insieme con Franzo Grande Stevens - la delicatissima partita del riacquisto delle azioni possedute dai Gheddafi. Il nome di Gabetti appare in tutti le vicende che segnano la storia della Fiat. Segue l’industria, ma non abbandona la finanza: per tre anni (1984-1987) è presidente di Rinascente, poi è consigliere dell’Istituto San Paolo. Dal 1993 sale alla vicepresidenza del gruppo del Lingotto, e nel 1999 decide di ritirarsi a vita privata: ha 75 anni e - come vogliono le regole della Fiat - deve rinunciare alle cariche ufficiali. Si rifugia così nel ”buen retiro” svizzero, viaggia, si dedica ai suoi hobby, la musica classica (ha un debole per Bach ed è presidente dell’associazione Lingotto Musica) e la lettura. Ma il destino ha per lui un ritorno fra gli onori. Alla morte di Gianni Agnelli, Umberto gli affida l’Ifil e la vicepresidenza dell’accomandita. Anche in quell’occasione, la famiglia decide in fretta e gli riconferma la fiducia. Nel dicembre 1972 ”Il Mondo” lo ha definito il ”chirurgo dell’Ifi”, e questo perché era stato chiamato a riorganizzare il folto universo di partecipazioni che affollavano la cassaforte della famiglia, un universo che, oltre alla Fiat, era allora popolato dalla Fratelli Fabbri alla Riv-Skf. Gabetti ricambiò con una delle rare interviste a tutto campo concesse alla stampa e illustrò appassionatamente la convinzione che esistesse una faccia buona del capitalismo, che l’attività di impresa dovesse avere per fine il profitto, ma ”nell’ambito di un contratto sociale” che assicurasse la compatibilità e la coerenza degli obiettivi di impresa con gli indirizzi della società in cui ci si trova ad operare. Erano concetti moderni per essere gli anni Settanta, frasi che illustrano bene che cosa di Gabetti abbia affascinato gli Agnelli» (Marco Zatterin, ”La Stampa” 31/5/2004). « stato per oltre trent’anni il manager di fiducia della famiglia Agnelli. Laureato in legge, è diventato direttore generale dell’Ifi (la finanziaria dell’Avvocato) nel 1971 dopo sei anni di esperienza alla guida di Olivetti Corporation of America. In pochi mesi è diventato amministratore delegato dell’Ifi e dall’84 all’87 è stato presidente della Rinascente. Ha ricoperto anche la carica di consigliere di amministrazione dell’Istituto San Paolo. uno dei pochi manager ammessi ad entrare nel ”sancta sanctorum” degli Agnelli, la ”Giovanni Agnelli e C.” che custodisce il patrimonio della famiglia. In quella cassaforte, riservata ai membri della famiglia, erano entrati negli anni solo due altri manager: Paolo Fresco e Gabriele Galateri […] Estremamente riservato, amante della musica classica, è riuscito a ricoprire incarichi di massimo prestigio ai vertici del Lingotto (è stato vicepresidente della Fiat fino al ”99) senza mai finire sotto i riflettori dei media. E anche dopo l’uscita dal Consiglio di amministrazione della Fiat ha continuato a mantenere i suoi incarichi nell’Ifi di cui è stato vicepresidente» (p.g., ”la Repubblica” 10/12/2002).