varie, 11 novembre 2002
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ERDOGAN Recep Tayyip Istanbul (Turchia) 26 febbraio 1954. Politico. Sindaco di Istanbul (1994-98), fu interdetto dai pubblici uffici e detenuto quattro mesi (1998) per incitamento all’odio religioso
ERDOGAN Recep Tayyip Istanbul (Turchia) 26 febbraio 1954. Politico. Sindaco di Istanbul (1994-98), fu interdetto dai pubblici uffici e detenuto quattro mesi (1998) per incitamento all’odio religioso. Nel 2002 guidò alla vittoria elettorale il partito moderato di matrice islamica Giustizia e Sviluppo, ma solo nel 2003 ottenne il seggio parlamentare. Primo ministro dal 2003, si è battuto per l’apertura dei negoziati sull’adesione della Turchia all’Ue (le Garzantine - Universale, 31 agosto 2008) • « indubbiamente un leader carismatico. Quasi un condottiero predestinato, perché possiede tre doti fondamentali: la visione politica, il magnetismo e l’audacia. Molti di coloro che ne diffidavano, ritenendolo un pericolo per il secolarismo e un ostacolo sulla via di Bruxelles, hanno cambiato idea e ora sono pronti riconoscergli una caratura da statista, paragonandolo a Turgut Ozal, pilota della democrazia turca dopo il golpe del 1980. Senza il volto e il nome del premier, che fu sindaco di Istanbul e finì anche in prigione con l’accusa di incitamento all’odio religioso, il partito islamico moderato Akp (acronimo di Giustizia e Sviluppo) non avrebbe trionfato alle elezioni del 2002. La sincera determinazione con cui Erdogan vuole un posto in Europa è pienamente confermata dall’ipersensibile mondo del business, e persino dalle sospettose Forze armate. Eppure quest’uomo, che probabilmente sarà capace di realizzare i suoi obiettivi, non riesce a vivere in pace con se stesso. tormentato, proprio come una parte del suo Paese, dalle spinte di due anime conflittuali: cerca di far convivere progressismo e conservazione, coraggio e impuntature quasi infantili. Come quando ha rischiato di vanificare gli sforzi compiuti per convincere gli europei, sostenendo le ragioni di chi gli chiedeva di ripristinare l’adulterio come reato penale. Sarebbe stato un vero suicidio politico. Prigioniero della sua base islamica? Forse, anche se più di una volta le sue decisioni hanno fatto rabbrividire i tradizionalisti e i custodi dell’immobilismo. Alcuni psicologi, che lo studiano con professionale attenzione, sono in difficoltà: non riescono a trovare spiegazioni credibili per giustificare l’evidente sdoppiamento della personalità del premier. C’è chi ritiene, per esempio, che il freno di Erdogan siano le sue origini. cresciuto in un quartiere della zona asiatica di Istanbul, dove se vuoi essere qualcuno devi avere un carattere da delikanli. Letteralmente si traduce ”sangue pazzo”, ma di pazzo c’è ben poco, perché i delikanli si sentono quasi dei piccoli Robin Hood, con la missione di proteggere tutti, assumendosi qualsiasi responsabilità venga loro affidata. Anche quelle che, raggiunta la piena maturità, non dovrebbero abitare nella mente di un leader che deve pensare in ogni momento agli interessi del suo Paese. Raccontano che, in numerosi colloqui privati, dopo aver spiegato le sue convincenti iniziative politiche, Erdogan si abbandoni a imbarazzanti rimbrotti se il figlio di un amico dorme con una ragazza senza averla sposata. A tanto moralismo formale non è sicuramente estranea la moglie Emine, rigorosamente velata, arcigna nel difendere le tradizioni musulmane e assai influente sul marito. Un diplomatico ricorda che, durante la visita ad Ankara del presidente siriano Bashar el Assad, il pranzo ufficiale offrì un’immagine sconcertante. Le donne arabe della delegazione di Damasco, a cominciare dalla bellissima Asma, moglie del capo dello stato, erano a capo scoperto e sfoggiavano abiti moderni ed eleganti. Le donne del governo turco non lasciavano filtrare neppure un’innocente ciocca di capelli. Parevano desolatamente tutte uguali. Eppure il Giano-Erdogan non è certo uomo che si infiammi per sostenere il ritorno del velo negli uffici pubblici della Turchia, dove è interdetto. Al massimo se ne lamenta [...] sostenendo d’essere stato costretto a mandare le figlie (velate) a studiare negli Stati Uniti, più tolleranti del suo Paese nell’accettare il simbolo della tradizione musulmana. [...] parlando ai laureandi della Bosphorus University di Istanbul, ha ammesso d’essere cambiato. Come se l’immersione totale nel mondo occidentale e la costante frequentazione dei leader europei (il presidente Silvio Berlusconi è stato testimone alle nozze di suo figlio) gli avessero permesso di allargare l’orizzonte, di superare reticenze e provincialismo, e di accettare con prudenza gli esempi dei suoi futuri partner. Ecco perché la marcia di Erdogan pare la metafora di quella che ha intrapreso il suo Paese, più che mai dipendente da un leader che ha dato alla Turchia il bene più prezioso: una sconosciuta e solida stabilità politica. Anche economica, perché l’inflazione è scesa per la prima volta a un solo numero (9%) [...] la svalutatissima lira turca (un caffè al bar costa almeno un milione) si è rafforzata sia sul dollaro sia sull’euro; gli investimenti stranieri sono in costante crescita; il risparmio respira; il turismo sorride. Nessuno contesta la stretta marcatura alla quale sono sottoposti tutti i ministeri del governo, dove vivono in pianta stabile gli esigenti tecnici dell’Unione europea, i mastini del Fondo monetario internazionale (esposto con prestiti miliardari) e della Banca mondiale. [...] In Europa sono tanti gli uomini di sinistra che hanno dimenticato le radici e hanno scalato in fretta i gradini del potere borghese. Per il premier è la stessa cosa: l’unica differenza è che il suo pedigree non è di sinistra. islamico» (Antonio Ferrari, ”Corriere della Sera” 23/10/2004) • «Da giovane vendeva ciambelle agli angoli delle strade e poi divenne un calciatore di buon livello, rivendica la leadership degli islamici in Turchia e contemporaneamente tende la mano all’Europa» (m. ans., ”la Repubblica” 4/11/2002).