14 settembre 1999
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?gU?LO Nel 2006 l’esercito statunitense (2,3 milioni di soldati) riceverà dalla ditta Dynport, in Virginia, trecentomila dosi di un nuovo vaccino contro il vaiolo. «Non penso che per gli Stati Uniti esista una minaccia biologica più grave del vaiolo» (Peter Jahrling, pincipale consigliere scientifico del più importante laboratorio americano di biodifesa, a Fort Detrick, nel Maryland). Debellato negli anni Settanta con una campagna mondiale di vaccinazione (l’ultima manifestazione risale al ’77, in Somalia), si conservarono gli ultimi due ceppi di virus ad Atlanta (Stati Uniti) e a Mosca sotto il controllo dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), sottovalutando il rischio di contaminazione a causa di un incidente o della volontà di nuocere. Nell’89, durante la visita di alcuni spetori anglosassoni in Siberia, uno dei centri della guerra biologica, fu trovata una riserva di ceppi del virus, che alcuni ricercatori tentavano di rendere resistenti al vaccino. Scomparsa la malattia la popolazione non è più vaccinata e se un paese decidesse di ricorrere a quest’arma, i paesi presi di mira sarebbero senza difesa. Le riseve di vaccino che rimangono, controllate dall’Oms, sono scarse e alterate. Dall’unica riserva statunitense potrebbero essere ricavate in caso di emergenza nove milioni di dosi (C.P., ”La Recherche”, da ”Internazionale” 10/9/99).