Sandro Tarantino, ìLa Stamaî 13/9/99, 14 settembre 1999
Pomodori. A Palazzo San Gervasio, Potenza, gli extracomunitari prendono 180 mila lire al giorno per raccogliere pomodori: dieci mila lire a cassone (ognuno da tre quintali), se il campo è pieno di pomodori, 17 mila se il campo è rado perché si fatica di più, lavorano fino a dodici ore al giorno
Pomodori. A Palazzo San Gervasio, Potenza, gli extracomunitari prendono 180 mila lire al giorno per raccogliere pomodori: dieci mila lire a cassone (ognuno da tre quintali), se il campo è pieno di pomodori, 17 mila se il campo è rado perché si fatica di più, lavorano fino a dodici ore al giorno. «Sono degli specialisti. A loro basta un attimo per capire quante piante ci sono e quanti pomodori possono raccogliere. Uno sguardo e ti chiedono tanto a cassone (Antonio Di Bari, segretario della Flai-Cgil). Li recluta il ”caporale”, un connazionale che contratta con le aziende e poi pretende da loro mille-tremila lire per ogni cassone che riempiono (le 180 mila lire sono al netto di questa tangente). Ma quest’anno i proprietari preferiscono assumere braccianti italiani, che lavorano 6 ore e 40 al giorno e si accontantano di 65 mila lire al giorno, più trentamila lire di contributi. Antonio Romanelli, imprenditore agricolo: «Io con otto operai italiani che mi costano 800 mila lire al giorno riempio un autotreno di 250 quintali. Con i marocchini mi costerebbe quasi 900». Secondo l’accordo sottoscritto da più di mille aziende del Ponentino e i sindacati, ogni braccinte ha diritto a 57 mila lire al giorno. «Ma a Palzzo non c’è nessuno che paghi meno di 65 mila lire» (Di Bari)