ìla Repubblicaî 25/11/99, 25 novembre 1999
L’unica donna, a parte sua mamma, per cui Adolf Hitler maturò una dipendenza affettiva, fu la nipote Geli Raubal, che lo chiamava ”zio Alf”: lineamenti marcati, capelli ondulati castano scuro, non bella, ma vivace, estroversa e attraente
L’unica donna, a parte sua mamma, per cui Adolf Hitler maturò una dipendenza affettiva, fu la nipote Geli Raubal, che lo chiamava ”zio Alf”: lineamenti marcati, capelli ondulati castano scuro, non bella, ma vivace, estroversa e attraente. Con la scusa di frequentare l’università nel ’29 Geli andò a vivere con lo zio a Monaco, nel grande appartamento di Prinzregentenplatz. Hitler se la portava dietro ovunque facendone sfoggio, a teatro, ai concerti, all’opera, al cinema, al ristorante, in scorribande in campagna, al cinema, al ristorante, ad acquistare vestiti. Leggera e civettuola, era circondata di ammiratori. Quando Hitler scoprì la sua relazione con Emil Maurice, suo autista e guardia del corpo, lo sventurato fu licenziato. Presto Geli divenne insofferente alla possessività dello zio, che la faceva uscire solo con lo chaperon e rincasare presto. Lei andava in giro dicendo: «Mio zio è un mostro. Non si può immaginare quel che pretende da me». Il 19 settembre del ’31, mentre Hitlersi trovava a Norimberga coi suoi collaboratori, Geli, allora ventitreenne, si sparò con la pistola di zio Alf. Gli avversari politici accusarono Hitler di essere il mandante dell’omicidio della nipote e parlarono di segni di maltrattamento trovati sul cadavere, notizia smentita dal rappporto della polizia scientifica. Richiamato con urgenza a Monaco Hitler sembrava sull’orlo di un esaurimento nervoso, diceva che voleva farla finita e che avrebbe lasciato anche la politica. Ma bastò che egli si recasse sulla tomba della nipote pochi giorni dopo il funerale per riscuotersi improvvisamente dallo stato di depressione (Da Hitler 1889-1936, di Ian Kershaw).