Simon Singh, "Codici e segreti", Rizzoli, 6 dicembre 1999
Non si sa chi fu il primo a capire che un crittogramma può essere decifrato grazie alla diversa frequenza delle lettere
Non si sa chi fu il primo a capire che un crittogramma può essere decifrato grazie alla diversa frequenza delle lettere. La più antica descrizione del procedimento, ad ogni modo, si deve allo studioso del nono secolo al-Kindi, detto ”Il filosofo degli arabi”: ”Un modo di svelare un messaggio crittato, se conosciamo la lingua dell’originale, consiste nel trovare un diverso testo chiaro della stessa lingua, abbastanza lungo da poter calcolare la frequenza di ciascuna lettera. Chiamiamo ”prima” quella che compare più spesso, ”seconda” quella chhe segue per frequenza, e così via, fino a esaurire tutte le lettere del campione di testo chiaro. Esaminiamo poi il testo in cifra che vogliamo esaminare, ordinando, in base alla frequenza, anche i suoi simboli. Troviamo il simbolo più comune, e rimpiazziamolo con la ”prima” lettera dell’esempio chiaro; il simbolo che lo segue per frequenza sia rimpiazzato dalkla ”seconda” lettera, ecc.” . Problema: in genere i brani brevi si discostano in modo sensibile dalle frequenze medie, e sotto le cento lettere la crittoanalisi può essere molto difficile.