Simon Singh, "Codici e segreti", Rizzoli, 6 dicembre 1999
Quando l’America entrò nella seconda guerra mondiale, i navajo erano così ansiosi di combattere per la loro terra che alcuni mentirono sulla loro età, altri ingurgitarono acqua e banane fino a raggiungere il peso minimo di 55 chili richiesto per poter prestare servizio militare
Quando l’America entrò nella seconda guerra mondiale, i navajo erano così ansiosi di combattere per la loro terra che alcuni mentirono sulla loro età, altri ingurgitarono acqua e banane fino a raggiungere il peso minimo di 55 chili richiesto per poter prestare servizio militare. I marines utilizzarono 420 navajo per trasmettere messaggi segreti nel loro dialetto, incomprensibile perfino alle altre tribù indiane. Per i vocaboli inglesi militari o tecnici, intraducibili in navajo, fu necessario costruire un apposito lessico ispirato per lo più alla natura: l’aereo spia diventò gufo, le bombe ”uova”, il veicolo anfibio ”rospo”, l’incrociatore ”balena” e così via. Gli ufficiali superiori erano ”capi guerrieri”, i mortai ”armi tonanti accovacciate”.