Roberta Bernabei, "Roma nel Giubileo", Rizzoli, 6 dicembre 1999
La più celebre delle confraternite romane, quella della Santissima Trinità dei Pellegrini fondata nel 1548 da san Filippo Neri, per il Giubileo del 1575 arrivò a ospitare 170mila pellegrini, fornendo loro vitto e alloggio per tre giorni
La più celebre delle confraternite romane, quella della Santissima Trinità dei Pellegrini fondata nel 1548 da san Filippo Neri, per il Giubileo del 1575 arrivò a ospitare 170mila pellegrini, fornendo loro vitto e alloggio per tre giorni. Quell’anno la confraternita ricevette in dono dalle famiglie nobili romane 978 quintali di grano, 556 ettolitri di vino, 3030 libbre di carne, 2724 uova. I confratelli, riconoscibili per via della cappa rossa, attendevano i pellegrini alle porte della città e li guidavano in chiesa, poi all’ospizio assegnato e, dopo una pausa di riposo, in mensa: «... E il mangiare loro è un gran piatto di insalata e uno simile di carne vaccina o di agnello rifreddo, secondo i tempi, tagliata in pezzi a mezza libbra per testa, e una minestra e un boccaletto di vino e una pagnotta per uno, e ai sacerdoti un piatto in più di fichi o noci; chi chiede ancora pane o vino, gli si aggiunge quanto gliene bisogna. E nei giorni di magro, in cambio del piatto di carne, una mezza libbra di tonnina o un’aringa per unoª