Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2000  dicembre 02 Sabato calendario

Quando in città si sparse la voce che Verdi era stato colpito da un’emorragia cerebrale, i milanesi portarono da casa delle fascine di paglia e le stesero sul selciato di via Manzoni, sotto la suite 105 del Grand Hotel et de Milan, in modo da attutire il rumore di carri e tranvai e alleviare così le ultime ore del maestro

Quando in città si sparse la voce che Verdi era stato colpito da un’emorragia cerebrale, i milanesi portarono da casa delle fascine di paglia e le stesero sul selciato di via Manzoni, sotto la suite 105 del Grand Hotel et de Milan, in modo da attutire il rumore di carri e tranvai e alleviare così le ultime ore del maestro. Il signor Spatz, proprietario dell’albergo, appendeva all’ingresso più volte al giorno i bollettini con lo stato di salute. Verdi morì il 27 gennaio 1901 ed ebbe, com’era suo desiderio, funerali modestissimi: quattro ceri, un rito brevis e un cartellone con scritto ”Pace all’anima di Giuseppe Verdi”. Esattamente un mese dopo, il 27 febbraio, i milanesi celebrarono un secondo trionfale funerale che durò 12 ore e vide protagonista Arturo Toscanini. Sotto la sua direzione, il popolo intonò il ”Va’ pensiero”.