Stefano Bartezzaghi, La Stampa, 02/06/1995, 2 giugno 1995
Quando arrivò in America, nel 1940, Vladimir Nabokov passò quindici anni dedicando più tempo alla caccia (estiva) e allo studio (invernale) delle farfalle che alla sua professione accademica e alla scrittura dei suoi romanzi (qualche anno fa è stata allestita una mostra con i suoi esemplari)
Quando arrivò in America, nel 1940, Vladimir Nabokov passò quindici anni dedicando più tempo alla caccia (estiva) e allo studio (invernale) delle farfalle che alla sua professione accademica e alla scrittura dei suoi romanzi (qualche anno fa è stata allestita una mostra con i suoi esemplari). Chi caccia farfalle è un numismatico che può battere moneta: se trova una farfalla ancora sconosciuta, può darle il proprio nome, e così esistono alcune farfalle che si chiamano ”nabokovi” e c’è un genere Nabokovia in Sud America. Questa sua competenza entomologica consentì a Nabokov, fra l’altro, di stabilire che Gregor Samsa di Kafka non si metamorfosa affatto in uno scarafaggio (Adalgisa: «bordòkk»), bensì in uno scarabeo stercorario (come l’Ateuco del gaddiano Carlo). Samsa, dunque, sarebbe potuto fuggire dalla propria stanza volando attraverso la finestra aperta.