Germano Celant su LíEspresso del 27/12/1999 a pagina 126., 27 dicembre 1999
Lichtenstein lavorava nel grande vano dello studio, sormontato da ampi lucernai. Dipingeva diversi quadri contemporaneamente, disponendoli su uno speciale cavalletto: "Normalmente i cavalletti dei pittori sono rigidi e stabili, si estendono dall’alto in basso, così da accettare la tela
Lichtenstein lavorava nel grande vano dello studio, sormontato da ampi lucernai. Dipingeva diversi quadri contemporaneamente, disponendoli su uno speciale cavalletto: "Normalmente i cavalletti dei pittori sono rigidi e stabili, si estendono dall’alto in basso, così da accettare la tela. Ciò significa che il quadro può essere pensato solo come figura verticale: una finestra per aprirsi al mondo e vedere la realtà. Il cavalletto di Lichtenstein ruotava invece su un perno centrale, in modo che il quadro potesse girare a 360 gradi ed essere quindi dipinto su tutti e quattro i lati. Di più: era stendibile orizzontalmente. Lichtenstein lo trattava indifferentemente da tutti i punti, facendolo ruotare, come una superficie non più aperta al mondo, ma cieca, piatta e senza direzione o orizzonte. Assenza di naturalismo o di realismo anche se i suoi soggetti erano apparentemente ”reali”, o quanto meno riconoscibili" (Germano Celant).