Jenner Meletti, L’Unit, 08/09/1999, 8 settembre 1999
Pegognaga (Mantova). I ragazzi hanno magliette Nike e felpe Robe di Kappa. Stanno lì, in mezzo all’odore dei morti, e saltellano per non sporcare le scarpe
Pegognaga (Mantova). I ragazzi hanno magliette Nike e felpe Robe di Kappa. Stanno lì, in mezzo all’odore dei morti, e saltellano per non sporcare le scarpe. «Adriano, andiamo via, altrimenti dicono che puzziamo di cadavere». «E aspetta un attimo, non capita tutti i giorni». Si chinano, uno fotografa le piante di granoturco maturo, spezzate da un corpo buttato giù da un camion di clandestini. Fotografa anche l’erba della carraia, schiacciata da altri due corpi. L’altro morto era nella soia che è dall’altra parte della carraia – anche questa è pronta, le foglie gialle sono più di quelle verdi – e si vede ancora l’impronta di un corpo. «Massimo, dai, andiamo, che puzziamo davvero». Li hanno appena portati via, questi quattro morti senza nome. Uomini con camice celeste e guanti gialli li hanno sollevati uno alla volta, messi in un sacco di tela verde, poi su un furgone. Via, presto, verso Modena, dove faranno le autopsie e diranno quando e perché questi uomini giovani sono morti, che una cosa così da queste parti non si era mai vista, tanto che i carabinieri, alla prima telefonata, hanno risposto: «Per favore, lei non scherzi». Solo alla seconda telefonata hanno capito che nessuno scherzava, e che nella carraia che parte dalla provinciale Pegognaga’Suzzara c’erano davvero quattro cadaveri.