Jenner Meletti, L’Unit, 08/09/1999, 8 settembre 1999
Ora non c’è nessuno, fra il granoturco e la soia. Sull’erba dove sono stati gettati i morti, ci sono pezzi di cartone fradicio e l’involucro di plastica di una merendina
Ora non c’è nessuno, fra il granoturco e la soia. Sull’erba dove sono stati gettati i morti, ci sono pezzi di cartone fradicio e l’involucro di plastica di una merendina. Si chiama «Molto, croissant ofoghiatas», scadenza novembre 1999, prodotto in Grecia. Sopra c’è il disegno di una barra di cioccolato con le nocciole. Forse la busta è stata buttata a terra assieme ai cadaveri, nel buio della notte. Potrebbe essere una traccia importante, per cercare di capire da dove sia arrivato questo camion («con doppie gomme dietro, sopra i 35 quintali», dicono i carabinieri) probabilmente uscito prima dell’alba dall’autostrada del Brennero e poi rientrato. Ci vuole poco a capire, davanti a 4 morti senza nome, che gli assassini sono invece già noti. Si chiamano fame, emigrazione, voglia di fare soldi sulla pelle dei clandestini. Forse questi 4 giovani sono stati chiusi nel camion già in Grecia, prima che il camion entrasse nella pancia di una nave. Possono essere sbarcati in Puglia o ad Ancona. Lo hanno raccontato tante volte, questo viaggio, i curdi, i pakistani, gli indiani, i cinesi... «Ci mettono in un’intercapedine dietro la cabina di guida, ci si può sedere solo a turno. Manca l’aria. Per terra ci sono i cartoni, perché per fare tutto c’è solo un secchio, e si fa presto a sporcare. Quando il camion si ferma, si muore di paura. Nessuno deve fiatare, devi chiudere la bocca a tuo figlio che piange». Non si sa ancora cosa sia successo. Forse è mancata l’aria, forse è entrato il gas di scarico del camion. E l’autista non si è accorto di nulla. Lui pensa solo a 2 o 3 milioni ricevuti per ogni persona chiusa là dentro.