Paolo Foschini, Corriere della Sera, 02/12/1999, 2 dicembre 1999
Un delitto tanto più sconcertante, quest’ultimo, in quanto avvenuto durante un periodo (lo scorso ottobre) in cui Milena avrebbe dovuto trovarsi chiusa in casa propria, agli arresti domiciliari
Un delitto tanto più sconcertante, quest’ultimo, in quanto avvenuto durante un periodo (lo scorso ottobre) in cui Milena avrebbe dovuto trovarsi chiusa in casa propria, agli arresti domiciliari. «Lasciamo perdere - spiega al consigliere regionale Maurizio Colloca, andato a trovarla in carcere -, quei nove mesi ai domiciliari sono stati i più angoscianti della mia vita: sto meglio qui in prigione, so che dovrò starci tanto, ma qui almeno mi sento una persona, almeno sono tra persone che mi rivolgono la parola». Cioè? «E cioè d’accordo: io ho violato gli arresti domiciliari...». Innegabile: un bel giorno ha comprato un giornale, ha cercato tra gli annunci qualcuno che condividesse una casa, e ha cominciato a trasferircisi pian piano, insieme a Porrello. «... Ma se l’ho fatto, se sono evasa, è perché non ero mai stata così sola in vita mia: gli amici che avevo erano spariti, i miei parenti mi avevano cancellata, ero diventata un oggetto, rifiutata da chiunque. Angelo mi aveva dato ascolto...». Il giorno in cui si rese conto - dice - che era un violento come gli altri anche lui, fu troppo tardi. «Ma i guai della mia vita erano cominciati prima, quando avevo sposato Mario: mi opprimeva, aveva reso la mia esistenza impossibile». Era anche il padre delle sue due bambine più piccole: «Dall’agosto del ’98, quando ho chiamato i carabinieri dopo averlo ucciso, non ho più avuto il permesso di vederle». Il figlio più grande di Milena, ormai maggiorenne, era nato dal primo marito: «L’unico mio amore. Morì di diabete, tanti anni fa».