Piero Colaprico, La Repubblica, 19/12/1999, 19 dicembre 1999
Il piccolo Giorgio, il bambino che non parlava mai, «sembrava dormire» sul letto di rami e foglie ghiacciate del fiume
Il piccolo Giorgio, il bambino che non parlava mai, «sembrava dormire» sul letto di rami e foglie ghiacciate del fiume. Non aveva più «solo il cappellino», i vestiti blu erano incollati addosso, tutti bagnati, e l’acqua del Chiese l’aveva come pulito, lasciandogli solo un segnetto sulla fronte. Sua mamma l’ha ucciso, scaraventandolo nel fiume. Poi ha recitato la disperazione di un sequestro, e forse sperava che non riemergesse mai più, che il bimbo finisse nella ruota che macina i rifiuti che scendono a valle. Ma il piccolino s’è adagiato ed «è rimasto bello» anche nella sua morte, ieri mattina alle 7.10, quando è stato trovato, quando l’urlo rauco del padre, chiamato per il riconoscimento, ha gelato i carabinieri. Aveva appena tre anni, Giorgio Panizzolo, compiuti da poco, e non si capisce se il suo ritardo nella parola nascondesse qualche forma di handicap. La mamma non ha atteso diagnosi certe, le è bastato questo «non essere normale» del figlio tanto atteso, e cercato, a convincerla. Era stato visitato da un neuropsichiatra, ma la suora dell’asilo esclude «categoricamente forme di autismo, lui giocava con gli altri bambini». Non parlava, è vero, ma era «buono e allegro», anzi le sorelline più grandi «stravedevano per lui». Ed era proprio «un bambinello che si faceva voler bene». Anzi, aggiungono tutti in paese, «la mamma lo curava tanto, era sempre a posto». E allora perché? [...] Si scopre oggi che mamma Marisa ci aveva provato già altre due volte, a lasciarlo solo, lontano dalla casa perfetta, dalla famiglia perfetta, abbandonandolo una volta in un campo, una volta in un fosso, quando l’avevano riportato a casa due albanesi. Non era fuggito lui, come avevano pensato in famiglia, era stata lei a mollarlo.