Ida Magli, il Giornale 31/08/1999; Anna Guaita, Il Messaggero 31/08/1999; Fabio Galvano La Stampa 30/08/1999; Paola De Carolis, Corriere della Sera 30/08/1999; Giovanni Maria Pace, la Repubblica 30/08/1999; Massimo Fini, Il Giorno 02/09/1999, 31 agosto 1999
Robert J. White, il neurologo dell’Ohio che da oltre vent’anni annuncia al mondo la possibilità di realizzare trapianti di testa, ha messo a punto una macchina che non danneggerebbe il cervello durante l’interruzione del flusso sanguigno quando i vasi del tronco e del capo non sono stati ancora ricongiunti
Robert J. White, il neurologo dell’Ohio che da oltre vent’anni annuncia al mondo la possibilità di realizzare trapianti di testa, ha messo a punto una macchina che non danneggerebbe il cervello durante l’interruzione del flusso sanguigno quando i vasi del tronco e del capo non sono stati ancora ricongiunti. Il congegno del professore della Case Western University di Cleveland abbassa la temperatura del cervello da 37 a 10 gradi, rallentando il metabolismo fino a quando la testa non viene riattaccata. Filmati di White mostrano scimmie che dopo il trapianto muovono gli occhi oppure cervelli isolati, galleggianti in soluzione fisiologica, che vibrano sollecitati da un rumore improvviso. Problema: l’individuo sopravvissuto al trapianto resterebbe paralizzato (i chirurghi non hanno ancora trovato il modo di allacciare i nervi tra testa e tronco per guarire le persone immobilizzate da un trauma spinale). Adesso White dovrà cessare gli esperimenti, perché il presidente della commissione etica della sua università gli ha tolto il permesso: «Allora non sapevamo quel che sappiamo dei primati. Le scimmie di quel laboratorio devono aver provato puro e semplice terrore». Nel frattempo continua a cercare fondi per le ricerche, promettendo l’immortalità a miliardari in fin di vita disposti a spendere due miliardi e 400 milioni di lire per sottoporsi al trapianto della testa che potrebbe rimbalzare da un corpo a un altro senza morire mai. Il neurochirurgo Antonio Damasio: «L’identità di un uomo è radicata nel suo corpo. Conosciamo il mondo attraverso i sensi del nostro corpo e cambiarlo causerebbe un corto circuito della conoscenza». Ida Magli: « lo scardinamento della legge fondamentale sulla quale si regge la Natura: l’unicità del Dna di ogni individuo, quello che fa sì che appunto sia ”individuo”, diverso da tutti gli altri e non aggredibile da estranei; per impedire il riconoscimento e la distruzione dell’organo estraneo, si è costretti a indebolire il più possibile il sistema immunitario, che appunto garantisce la sopravvivenza con la preservazione dell’identità individuale, utilizzando degli agenti immunosoppressori che abbattono le difese... La Natura procede dando ”forme”, dall’iniziale caos indifferenziato all’ordine delle diversità e ponendo, attraverso il Dna, barriere invalicabili fra una forma e un’altra». Massimo Fini: «Si avvera quindi il mito di Frankenstein. Dobbiamo prepararci a laboratori in cui dei moribondi, considerati morti dalla scienza, ma vivi per la natura (perché quando un cuore batte e il sangue pulsa nelle vene un uomo è vivo checché ne dicano i medici che si sono eletti a padroni della vita e della morte) verranno decapitati in modo che sul loro tronco sanguinante sia innestata una testa».