Vittorio Zucconi, la Repubblica 08/09/1999, 8 settembre 1999
Lo shock d’autunno che ha colto in contropiede il Congresso americano al suo ritorno in aula ieri dopo le vacanze, è, visto dall’Italia, la classica storia alla rovescia, il caso esemplare dell’’uomo che morde il cane”
Lo shock d’autunno che ha colto in contropiede il Congresso americano al suo ritorno in aula ieri dopo le vacanze, è, visto dall’Italia, la classica storia alla rovescia, il caso esemplare dell’’uomo che morde il cane”. Prima della chiusura per ferie, in giugno, la maggioranza repubblicana che controlla le due Camere del Parlamento Usa a Washington aveva preparato la proposta di bilancio per il prossimo anno fiscale, la ”finanziaria” da approvare entro il primo ottobre, con gli occhi ben fissi sulle elezioni politiche e presidenziali dell’anno Duemila. E poiché da vent’anni la legge dei sondaggi dice che vince sempre chi promette meno tasse, i repubblicani avevano creduto di fare il loro dovere elettorale. Di fronte a una previsione - per noi italiani semplicemente fantascientifica - che indica in 3 trilioni di dollari (sei milioni di miliardi di lire) l’attivo del bilancio federale nella decade 2000-2009, deputati e senatori avevano deciso di restituire ai contribuenti quasi un terzo di quel ”profitto”, appunto 729 miliardi di dollari, aspettandosi in cambio la gratitudine, e quindi i voti, dei cittadini.