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 1999  settembre 08 Mercoledì calendario

Sorpresa, sorpresa. Sondaggio dopo sondaggio, a grande maggioranza, dalle comunità dei ”farmers” in Oklahoma alle metropoli cosmopolite dell’Est e dell’Ovest, dalle case di riposo per anziani ai banchieri di Wall Street, la risposta è stata unanime: no, grazie

Sorpresa, sorpresa. Sondaggio dopo sondaggio, a grande maggioranza, dalle comunità dei ”farmers” in Oklahoma alle metropoli cosmopolite dell’Est e dell’Ovest, dalle case di riposo per anziani ai banchieri di Wall Street, la risposta è stata unanime: no, grazie. Questi 792 miliardi di dollari, questo milione e cinquecentomila miliardi di lire son un ”caval donato” al quale gli americani hanno guardato bene in bocca e quello che hanno visto non gli è piaciuto. «Certamente - hanno risposto gli interrogati - pagare meno tasse e conservare qualche soldo in più dentro le tasche fa piacere a tutti, ma ci sono problemi più urgenti e importanti da risolvere con quei soldi per il futuro». C’è l’istruzione pubblica, da irrobustire e migliorare e c’è il fondo nazionale della sicurezza sociale, il fondo che paga le pensioni pubbliche e che promette di restare senza soldi in dieci anni, dunque privando delle pensioni minime la generazione di coloro che oggi hanno cinquant’anni. Ci sono i 6 trilioni di dollari di buoni del Tesoro, dunque di debito nazionale e internazionale, che il governo americano deve ai suoi creditori interni e internazionali e che continua a lievitare, spinto dagli interessi composti. Ci sono i programmi di assistenza sanitaria agli anziani e ai poveri, ”Medicaid” e ”Medicare”, in crescente difficoltà finanziaria. E c’è soprattutto il sentimento diffuso, a destra come a sinistra, che si siano tagliati ormai abbastanza rami secchi dal vecchio albero del Welfare State e la grande potatura degli anni 80 e 90 abbia avuto l’effetto voluto sull’economia: il numero di americani che ricevono assegni di sussistenza si è dimezzato, da 8 a 4 milioni di persone negli anni 90, mentre la disoccupazione è al minimo storico del dopoguerra. E Clinton, con il suo finissimo naso politico, ha già garantito il ”veto” alla finanziaria 2000 che lui ha definito, in perfetta sintonia con il pubblico, «semplicemente irresponsabile».