Francesco Grignetti, la Stampa 26/11/1999, 26 novembre 1999
Ho sedici anni di servizio sulle spalle, il mio grado è appuntato scelto, lavoro alla polizia giudiziaria di Torino
Ho sedici anni di servizio sulle spalle, il mio grado è appuntato scelto, lavoro alla polizia giudiziaria di Torino. Guadagno due milioni 200 mila lire. Non c’è da scialare». Giuseppe Ferrauto è un appuntato dell’Arma. Accetta di parlare di un argomento che viola clamorosamente la sua privacy perché in questo momento è anche un delegato dei Cocer e tutela gli interessi di tutti gli appuntati d’Italia. Appuntato Ferrauto, lei ha famiglia? «No, per fortuna. Perché lei capisce che, con uno stipendio di due milioni e rotti, e pagati l’affitto dell’appartamento e le bollette, mi resta ben poco. Vedo certi colleghi con i figli che sono costretti a fare i salti mortali per arrivare a fine mese. Io mi permetto anche qualche lusso come il cellulare». Ma l’Arma non vi dà tutto, dalla casa al vitto all’abbigliamento? «Magari. La casa, come ho detto, me la pago. E per fortuna che vivo a Torino e lì si trovano affitti abbastanza bassi. A Roma la situazione è grottesca, i carabinieri sono stati espulsi dal mercato: una casa costa almeno 1 milione e duecentomila lire. Chi se la può permettere? Così fanno tutti i pendolari. D’altra parte per regolamento il carabiniere deve lavorare lontano dalla sua città. Cioè niente casa di famiglia. E niente nonni a cui lasciare i bambini. Sono tutti costi. anche per questo che chiediamo la famosa specificità». E il resto, i pranzi e i vestiti? «Mangio alla mensa, ma solo il pranzo e non la cena. Lo Stato mi passa poi la divisa. Ma siccome io lavoro in abiti borghesi, allora ogni due anni l’Arma ci fornisce un vestito. una distribuzione un po’ ridicola. Quando arriva un certo avviso, una volta si corre a Asti, un’altra a Cuneo. Dipende da quale ditta ha vinto l’appalto. Tutti noi carabinieri in borghese a un certo punto ci mettiamo in macchina, attraversiamo mezza regione e portiamo via il famoso abito. Quasi sempre una delusione: tralasciamo il giudizio sulla qualità e sul taglio. Finisce ovviamente che uso il mio, di vestiario. Ah, dimenticavo, le scarpe in tanti anni non le hanno mai date».